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12 marzo 2010

I Domenicani preoccupati per la comunità dell'Iraq

Fonte: Zenit

I Domenicani di vari Paesi sono preoccupati per le consorelle in Iraq e per gli altri cristiani sotto attacco nel Paese.
Questo martedì il sacerdote domenicano Philip Neri Powell, della Facoltà di Filosofia della Pontificia Università San Tommaso d'Aquino di Roma, ha inserito sul suo blog una lettera in cui sottolinea la “terribile situazione delle nostre sorelle domenicane in Iraq e dell'intera comunità cristiana a Mosul”.
Il testo, scritto da suor Donna Markham, priora delle Domenicane di Adrian del Michigan (Stati Uniti), riferisce “notizie decisamente tragiche sulla situazione in Iraq”.
La religiosa spiega di aver incontrato molte suore irachene che si trovano attualmente negli USA e afferma che i cristiani stanno abbandonando Mosul.
“Ci sono stati molti omicidi e stupri di fedeli, e per il momento si stanno rifugiando nei villaggi cristiani”, continua.
Suor Maria [priora delle suore irachene] è molto preoccupata per la sicurezza delle suore e della popolazione cristiana”.
“In questo momento, le cinque suore anziane che si trovano nella Casa Generalizia vogliono rimanere per non lasciare la Casa ai terroristi”,
ha aggiunto.

Evacuazione

Suor Maria, prosegue suor Donna Markham, ha riferito che “la maggior parte dei cristiani sta progettando di fuggire dall'Iraq, e quindi non sa cosa accadrà alla sua Congregazione”.
“Ha detto che le suore seguiranno i fedeli cristiani ovunque andranno, anche se non si conosce il luogo”,
spiega la lettera. “Le famiglie delle religiose sono in grave pericolo”.
Suor Markham ha lamentato il fatto che molti mezzi di comunicazione “non riportino nulla” a questo proposito.
Parlando a nome delle sue consorelle irachene, ha chiesto ad altri di diffondere la notizia e di pregare per i cristiani sofferenti dell'Iraq.
Nelle ultime settimane, una serie di omicidi è costata la vita a varie persone. Tra queste, otto cristiani sono stati uccisi nell'arco di dieci giorni.
Circa 15.000 cristiani restano nella città a maggioranza musulmana di Mosul, dove le loro famiglie vivono da 2.000 anni.
Per questa ragione, l'Arcivescovo Louis Sako di Kirkuk ha indetto all'inizio del mese una giornata di digiuno e preghiera per la fine delle violenze.