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24 febbraio 2010

Cristiani a Mosul

Fonte: SIR

16:33 - IRAQ: CRISTIANI UCCISI A MOSUL, NUNZIATURA APOSTOLICA, “SCEMPIO DI VITE UMANE”
“La lunga lista di uccisioni sembra che in Iraq non abbia mai fine. Tutto questo scempio di vite umane non può che inorridire. I cristiani sono stati più volte nel mirino: uccisioni, rapimenti e danni ingenti alle chiese e ai conventi. Le comunità cristiane di Mossul sono state recentemente molto colpite ed hanno pagato un alto prezzo, nonostante la loro unanimemente riconosciuta vita pacifica. Si ha l'impressione che il motivo di attacco a queste minoranze sia proprio e solamente la loro fede religiosa o la diversa appartenenza etnica”.
E’ quanto si legge in un comunicato, pervenuto al Sir, diffuso poco fa dalla Nunziatura apostolica in Iraq, in merito alle violenze cui sono sottoposti i cristiani nel Paese, con particolare riferimento ai fatti di Mossul. “Molti cristiani – si legge nel testo - vivono nella paura di rimanere nel territorio che li ha visti presenti da 2000 anni. Qualcuno sta calpestando il loro incontestabile diritto di piena cittadinanza, spingendoli con la forza della violenza ad abbandonare le loro case e alla fuga. Come recentemente i vescovi di Mossul hanno dichiarato, i cristiani si sentono degli indesiderati nella loro stessa patria, il luogo che li ha visti nascere. È triste che la forza dell'abitudine possa arrivare a coprire l'orrore per atti violenti e insensati come le uccisioni perpetrate ieri a Mossul”.
Nel comunicato si ribadisce che è “quanto mai necessaria la preghiera al Signore della Pace” e che “nonostante la prova, i cristiani continuino a resistere alla tentazione di abbandonare il Paese, ma riprendano coraggio nel contribuire al bene comune e alla ricostruzione della loro Nazione. Per fare questo, però, hanno urgente bisogno di aiuto; è in special modo necessario che non cali la pressione dell'opinione pubblica mondiale, perché ogni violenza e discriminazione abbia immediatamente fine. Molto affidamento si ripone nell'attenzione e nella solidarietà della comunità internazionale, lodevolmente tanto attenta alle sorti delle minoranze, affinché contribuisca a farsi voce di chi voce non ha o non ha più. D'altra parte, si spera che le autorità locali non lascino nulla di intentato per garantire agli indifesi tutta la protezione cui hanno diritto, proprio in forza della loro cittadinanza irachena, che mai hanno tradito. I cristiani chiedono di poter vivere la loro vita in tranquillità e di professare la loro fede in tutta sicurezza, condizioni base per ogni civiltà”.
L’uccisione a sangue freddo nella loro casa, ieri a Mosul, di tre cristiani, ha gettato “nel panico” la comunità cristiana locale e molte famiglie stanno pensando di lasciare la città, almeno fino a quando non si saranno svolte le elezioni del 7 marzo. E’ quanto ha riferito al Sir il vescovo caldeo di Mosul, mons. Emil Shimoun Nona, al termine del rito funebre delle tre vittime celebrato questa mattina a Karakosh. “La paura è grande – spiega il presule - è la prima volta che si uccidono cristiani dentro le loro stesse abitazioni. Ci sono tante famiglie che stanno lasciando la città almeno fino alle elezioni del 7 marzo. A nulla è valsa una lettera che abbiamo inviato, insieme al vescovo siro-cattolico, mons. Georges Casmoussa, al Governatore della città per chiedere protezione”.
“In questo momento –
prosegue mons. Nona – non bisogna perdere la speranza. La vita è il bene primario e va conservata. Ma vivere continuamente minacciati, nella paura di essere uccisi, non è vita. In questo momento invito i cristiani a mettersi al sicuro, non importa se in città o fuori. Stiamo vivendo come cristiani iracheni un deserto che dura ormai dal 2004, quando è iniziata la violenza contro di noi per crescere in questi due ultimi anni. Stanno uccidendo i cristiani in continuazione e adesso entrano anche nelle nostre case. E’ difficile dire chi siano gli autori materiali di queste violenze, e i motivi che li spingono, anche se questi vanno ricercati specialmente nella politica e non tanto nella religione. Speriamo solo che questa fase drammatica finisca presto e che il nostro Paese si normalizzi. Da parte mia – aggiunge - io non ho tanta paura per la mia vita quanto per quella dei miei fedeli che vivono in questa situazione difficilissima e che non possono lavorare, studiare e uscire per paura di essere uccisi”. “Chiedo alla comunità internazionale, all’Europa – conclude mons. Nona – di fare pressioni sul nostro Governo che non riesce a controllare la situazione. Bisogna muoversi subito, la violenza sta aumentando ogni giorno di più”.

11:39 - IRAQ: CRISTIANI UCCISI A MOSUL, MONS. CASMOUSSA "INFORMATO IL PAPA"
Una marcia pacifica e niente messe nelle chiese della città. E’ quanto sta organizzando la comunità cristiana di Mosul per domenica prossima, per rispondere all’uccisione a sangue freddo, ieri, di tre cristiani nella propria casa nel quartiere di Hay Al Saha, a Mosul. Le vittime, tra l’altro, erano il padre e i due fratelli, di un sacerdote siro cattolico, padre Mazen Ishoa che, a sua volta, nell'ottobre 2007 era stato sequestrato e poi rilasciato. Ad annunciarlo al Sir è il vescovo siro-cattolico della città, mons. Georges Casmoussa. “La comunità si ritroverà per una marcia pacifica in quattro località dell’area di Mosul per una protesta pacifica. Non ci saranno messe nelle chiese della città. Questo per fare pressione sulle istituzioni affinché si occupino della sicurezza dei cittadini. So che il nunzio apostolico in Iraq è in stretto contatto con la Santa Sede e che il Pontefice è informato direttamente degli sviluppi di questa situazione. Situazione che rischia di peggiorare – conclude mons. Casmoussa – in vista del 7 marzo. La nostra speranza è che il dopo elezioni sia più calmo e che la violenza diminuisca. Ma al momento è poco probabile”.

11:14 - IRAQ: CRISTIANI UCCISI MOSUL, MONS. CASMOUSSA “FALLITE LE MISURE DI SICUREZZA PROMESSE”
Si sono svolti questa mattina nella chiesa siro cattolica di Mar Benham e Sara, a Karakosh, i funerali dei tre cristiani uccisi ieri a sangue freddo nella propria casa nel quartiere di Hay Al Saha, a Mosul, da alcuni uomini. Le esequie sono state celebrate, alla presenza di “alcuni vescovi, molti sacerdoti delle diocesi irachene e tantissimi fedeli”, dal vescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Georges Casmoussa, che al termine del rito ha rilasciato al Sir la seguente dichiarazione: “per la prima volta gli assassini sono entrati nelle case dei cristiani per ucciderli. Questo è un precedente molto pericoloso per la nostra comunità. Questo vile atto rappresenta il fallimento di tutte le misure che ci avevano promesso di adottare per la nostra sicurezza. Siamo consapevoli che ogni cristiano non può essere guardato a vista da un militare ma questo è il fallimento della situazione. A tale riguardo abbiamo ancora rinnovato le nostre richieste di sicurezza alle Istituzioni locali e centrali con le quali siamo in contatto. Siamo in attesa che mandino sufficienti forze di sicurezza per circondare la zona e tentare di arrestare gli assassini. Nelle prossime ore sarà a Mosul una delegazione del Primo Ministro per discutere della situazione”.