Pagine

18 novembre 2009

Un volto di speranza. Nuovo vescovo a Mosul, città tra le più colpite dalla violenza anticristiana

Fonte: SIR

a cura di Daniele Rocchi

L'ultima vittima si chiamava Rami Khatchik e aveva solo 16 anni. Freddato da sconosciuti davanti alla casa dove viveva con i genitori a Mosul (nord Iraq), nel quartiere a maggioranza cristiana di Tahrir. Da più di un anno, ormai, questa città irachena è preda di una lunga sequenza di violenze anticristiane, con 40 morti e 12 mila fedeli in fuga. Tuttavia, è bene ricordare che primi attentati dinamitardi risalgono all'agosto del 2004 con numerose vittime, feriti e danni a diverse chiese. Si calcola che da allora i morti siano stati 750, tra cui 8 sacerdoti e 1 vescovo. L'11 ottobre 2006 è stato rapito e decapitato il sacerdote siro-ortodosso Boulos Iskandar, il 3 giugno 2007 è stato trucidato padre Raghid Ganni, 35 anni, con tre suoi subdiaconi, e il 29 febbraio 2008 è ucciso mons. Paulus Faraj Rahho, arcivescovo caldeo di Mosul, ritrovato morto il 13 marzo 2008 dopo due settimane di sequestro.
In questo clima di paura e insicurezza "certificato" anche dall'ultimo Rapporto di "Human Rights Watch", nella città del nord Iraq si registra un barlume di speranza e di fiducia
Venerdì 13 novembre, infatti, Benedetto XVI ha dato il suo assenso all'elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea di padre Emil Shimoun Nona, del clero eparchiale di Alqosh, ad arcivescovo di Mossul dei Caldei (Iraq), riempiendo, così, il vuoto lasciato da mons. Rahho. "Sono veramente felice di servire i cristiani di Mosul e l'arcidiocesi che tanto hanno sofferto e subito in questi anni, specialmente per la morte di mons. Rahho". Sono state le prime parole, rilasciate al SIR, da parte di padre Emil Shimoun Nona. "Il lavoro da fare è tanto e i sacerdoti sono pochi - ha affermato - ma l'importante è la Chiesa e dove la Chiesa ci invia noi andiamo. I cristiani iracheni, i cristiani di Mosul hanno sofferto e soffrono molto. Parecchie chiese e parrocchie della città sono chiuse, molti hanno lasciato il centro per andare a vivere nella periferia. Ci attende un duro lavoro e per questo ci servono tante preghiere da parte di tutti, anche fuori dall'Iraq".
Padre Shimoun Nona è nato ad Alqosh il 1° novembre 1967. Completati gli studi secondari, nel 1985 è entrato nel Seminario patriarcale caldeo ed è stato ordinato sacerdote l'11 gennaio 1991 a Baghdad. Dal 1993 al 1997 è stato vicario parrocchiale ad Alqosh, quindi parroco fino al 2000, quando si è iscritto alla Pontificia Università Lateranense. Nel 2005 ha conseguito la laurea in teologia ed è rientrato in patria svolgendo il ministero pastorale come parroco ad Alqosh. Al presente è proto-sincello dell'arcieparchia di Alqosh ed è professore di antropologia alla Facoltà teologica del "Babel College". Attesa per il nuovo vescovo a Erbil. La nomina del nuovo arcivescovo di Mosul è stata accolta con gioia dall'episcopato caldeo. "Accogliamo con grande soddisfazione questa elezione - ha detto il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni - essa giunge a dare sollievo e speranza ai cristiani iracheni che vivono tra tante difficoltà. Attendiamo adesso l'approvazione del vescovo di Erbil, una diocesi che da tempo attende il suo pastore. È importante avere i vescovi in tutte le diocesi, è la gente a chiederlo". Ai pericoli della violenza e del crimine se ne stanno aggiungendo altri, meno evidenti, più subdoli ma allo stesso modo dannosi per i cristiani locali.La denuncia di mons. Warduni: "Assistiamo al diffondersi di sette protestanti che arrivano anche a battezzare i nostri fedeli accusandoci di non essere veri cristiani. Hanno dalla loro soldi e mezzi che noi non possediamo. Tutto questo ci danneggia ulteriormente e ci mette in difficoltà verso i nostri fratelli musulmani". Nemmeno le prossime elezioni generali, indette per il 21 gennaio 2010, dopo che il Parlamento iracheno ha approvato la legge elettorale, superando il contenzioso relativo alla città di Kirkuk, offrono motivi di speranza per i circa 500 mila cristiani iracheni rimasti. Per mons. Warduni, "il prossimo voto sarà certamente un esercizio di democrazia, purché non vada a smantellare quanto finora costruito. Bisogna per questo avere saggezza e prudenza. Di negativo c'è che non sono state accettate le nostre richieste di avere 10-12 rappresentanti cristiani nel futuro Parlamento. Ce ne hanno concessi solo 5, una vera presa in giro".