Pagine

7 maggio 2009

Rimanere cattolici e fare volontariato nel caos di Baghdad

Fonte: Huffingtonpost

By Mark Schnellbaecher *


Tradotto ed adattato da Baghdadhope

Ho passato gli ultimi sette giorni a Baghdad alloggiando in un convento cattolico caldeo in un quartiere sciita di fronte alla zona verde. Le due suore qui - protette notte e giorno da guardie di loro scelta pagate dal governo iracheno - lasciano il piccolo edificio solo per andare al mercato o per la messa. Le 20 orfane affidate alla loro cura sono state trasferite nel relativamente sicuro nord dell'Iraq alla fine dello scorso anno. Il mio collega ed io non abbiamo dormito molto in convento a causa del rumore prodotto dagli elicotteri che volano bassi per tutta la notte e del generatore che non smette mai di funzionare.
Baghdad è una città di filo spinato, barriere di cemento, posti di blocco, recriminazioni e paura tangibile. Non c'è niente di normale qui, e tutti lo sanno. Tranne alcuni.
Lo scorso mercoledì sono andato ad una festa in uno cadente ricovero per anziani abbandonati creato dalla chiesa siro-cattolica e chiamato Beit Anya. Per quanto ho capito non c'era alcun motivo particolare per festeggiare, se non quello che un gruppo di volontari mobilitati dalla Caritas Iraq voleva fare qualcosa di diverso per le 48 vecchie signore - sunnite, sciite e cristiane - che dormono in sei in ogni stanza.
Una donna che credeva di essere la cantante beirutina Fairouz ha cantato per me una vecchia canzone d'amore egiziana. Ho anche cercato di aiutare un'altra signora a ricordare dove, negli Stati Uniti, aveva studiato 50 anni fa, restringendo alla fine il campo all'Indiana o a Manhattan.
"Se non fossi volontariato per la Caritas lascerei questo paese. Me ne andrei in Svezia, negli Stati Uniti, in Canada, in Cile o in Australia - ho parenti in tutto il mondo. Ma questo è il mio posto, e questo è il mio mondo" ha detto uno dei volontari. Fare volontariato sembra essere un affare di famiglia qui - gli uomini ballano con le vecchie signore in sedia a rotelle, le loro mogli ascoltano i segreti del passato di Baghdad mentre i loro figli distribuiscono dolcetti.
Sono venuto qui aspettandomi, da tutto ciò che avevo sentito e letto, di trovare una comunità cattolica martoriata, con i bagagli pronti per emigrare. Ho trovato invece molti iracheni cattolici che nel caos e nella paura che ancora oggi è Baghdad non solo insistono nel rimanervi ma sono anche decisi a vivere pienamente come iracheni cattolici.

* Direttore Regionale per il Catholic Relief Services in Europa e Medio Oriente, scritto dall'Iraq.