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20 gennaio 2009

Presentazione di un documentario sui rifugiati cristiani iracheni

Fonte: Zenit

Il 21 gennaio presso la sede della “Radio Vaticana”
CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 19 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Verrà presentato mercoledì 21 gennaio, alle 18.00, presso la Sala Marconi della “Radio Vaticana” (Piazza Pia 3, Roma) il documentario promosso da
Salvaimonasteri sui rifugiati cristiani iracheni realizzato in Iraq, Siria e Giordania da Elisabetta Valgiusti.
Seguirà un dibattito condotto da padre Federico Lombardi, direttore della “Radio Vaticana” e del Centro Televisivo Vaticano, nonché portavoce della Sala Stampa Vaticana.
Interverranno all'evento monsignor A. Matti S. Matoka, Arcivescovo Siro Cattolico di Baghdad, monsignor Louis Sako, Arcivescovo Caldeo di Kirkuk, monsignor Georges Casmoussa, Arcivescovo Siro Cattolico di Mosul, monsignor Shlemon Warduni , Vescovo Ausiliare di Babilonia dei Caldei.
Parteciperanno inoltre Antonio Zanardi Landi, Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, l'Ambasciatore Gianludovico De Martino, Ministro plen. Task force Iraq, e l'onorevole Umberto Ranieri, già presidente Commissione Esteri.
Il documentario, prodotto da Salvaimonasteri con il contributo del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale del Mediterraneo, sarà trasmesso via satellite da EWTN dal 21 gennaio in America, Europa, Asia, etc. (
www.ewtn.com e www.salvaimonasteri.org).
Hanno partecipato alla realizzazione del documentario cristiani iracheni di Mosul, Baghdad e Alqosh, rifugiati in Siria e Giordania, monsignor Sako, padre Romualdo Fernández – Direttore del Memoriale di S.Paolo a Damasco –, Caritas Siria, il Centro dei Padri Gesuiti di Amman (Giordania), suor Carmen Herrer, le Sorelle Comboniane e l'Ospedale Italiano di Amman, Mohammed Al Adid – Presidente Red Crescent Giordania –, Imran Riza, rappresentante della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (UNCHR) ad Amman.
Nella sua storia recente, ricorda un comunicato ricevuto da ZENIT, l'Iraq ha visto “differenti fasi di espulsioni, dislocazioni, varie ondate di rifugiati”. Si calcola che i profughi interni e i rifugiati all'estero siano 4,5-5 milioni, ovvero un quinto della popolazione irachena.
La Siria ha accolto circa 1.600.000 iracheni, la Giordania 700.000, circa 500.000 si sono rifugiati fra Egitto, Libano, Turchia e l'area del Golfo. Più di 2,5 milioni sono stati i profughi dentro i confini iracheni.
“Considerato che la famiglia, la comunità, i rapporti e i legami tribali costituiscono in Iraq i fattori più significativi della struttura sociale, la fuga di un quinto degli abitanti dai luoghi originali significa la distruzione della coesione culturale e sociale del Paese”,
constata il comunicato.“I cristiani, che rappresentano una componente minore per numero ma fondamentale per storia e cultura, hanno subito gravi violenze; più del 50% della comunità è stato costretto a lasciare il Paese, soprattutto professionisti e gente istruita”.Prendere come bersaglio i cristiani, che costituiscono “la pietra angolare della società irachena”, ha significato “colpire il cuore della società irachena”. La loro persecuzione, “iniziata con bombe e attacchi a chiese e ai monasteri, continuata con rapimenti e omicidi di preti e Vescovi”, “è stata male e poco riportata dai media internazionali”.Interi quartieri di Amman e Damasco sono abitati da cristiani iracheni che, come tutti gli altri rifugiati iracheni, soffrono privazioni e difficoltà, nonostante l'accoglienza accordata da Siria e Giordania, riconosce il testo.
“L'impossibilità di lavorare, la frammentazione degli aiuti, l'inconsistente numero di visti ottenuti per Paesi terzi (l'1% secondo dati UNCHR), concorrono a rendere la situazione insostenibile per tutti i rifugiati iracheni”, conclude.