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12 novembre 2008

Nuovo attacco contro i cristiani a Mosul, uccise due sorelle

Fonte: Asianews

Nuovo attacco contro i cristiani a Mosul: mercoledì 12 novembre una banda armata ha fatto irruzione in un’abitazione di una famiglia ad Alqahira, un quartiere della città, uccidendo due sorelle.
Si è trattato di una vera e propria esecuzione mirata: il gruppo è entrato nella casa e ha sparato a sangue freddo sulle due ragazze; la loro madre è stata accoltellata. La donna è stata ricoverata all’ospedale di Mosul, ma non verserebbe in gravi condizioni. Sono riusciti a mettersi in salvo il marito e l’altro figlio, fuggiti al momento dell’assalto.
Le vittime sono Lamia Sobhy Salloha e Walàa Sobhy Salloha, della chiesa siro-cattolica di Mosul: le giovani lavoravano per il tesoriere della municipalità di Wala. Portato a termine l’assalto, la banda composta da giovani tra i 16 e i 18 anni – secondo quanto riferiscono i testimoni – ha piazzato una bomba sulla porta dell’abitazione. L'ordigno è esploso mentre sul posto giungeva un gruppo di poliziotti, uccidendo due agenti e ferendone altri.
Una fonte di AsiaNews a Mosul riferisce che si tratta di “bande di ragazzi che appartengono a famiglie povere” dietro i quali c’è “una organizzazione criminale” che fa di tutto “per cacciare i cristiani dalla città”. “È una questione di potere – racconta la fonte – legata alle prossime elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali e alla rappresentatività delle minoranze”, che potrebbero rivelarsi decisive negli equilibri fra arabi e curdi.
Il governo, su invito delle Nazioni Unite, aveva promesso di reintrodurre l’art. 50 nella legge elettorale, il quale garantiva 15 seggi su 440 alle minoranze, di cui 13 ai cristiani. Lunedì 3 novembre il Parlamento ha approvato la norma senza inserire alcuna modifica e il consiglio di presidenza l’ha ratificata, assegnando ai cristiani di Mosul è riservato un solo seggio. La decisione del Parlamento ha amareggiato i vertici della chiesa irachena, i quali hanno denunciato una palese violazione della Costituzione , che assicura pari diritti per tutti i cittadini.
“Non ci fidiamo più di nessuno – prosegue la fonte di AsiaNews – perché sia gli arabi che i curdi hanno promesso di aiutarci ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta”. L’attacco di oggi è “un nuovo messaggio lanciato da quanti vogliono spingere i cristiani a fuggire verso la piana di Ninive”. Nei giorni scorsi oltre 700 famiglie avevano deciso di rientrare a Mosul, rassicurate dal governo locale che garantiva una maggiore protezione. L’esecuzione mirata avvenuta quest’oggi “spingerà i cristiani a fuggire di nuovo” e sui pochi che rimangono pende la minaccia di nuovi attacchi e violenze. “È solo un gioco politico – conclude la fonte – e a rimetterci sono i cristiani”.
L’attacco di oggi è solo l’ultimo di una serie di violenze contro la comunità cristiana a Mosul, nel mirino dei fondamentalisti islamici e di bande armate. Dall’inizio di ottobre vi sono stati 16 morti, mentre 2000 famiglie – 12mila persone in totale – hanno lasciato la città. Negli ultimi giorni la situazione sembrava essere migliorata, tanto che più di 700 nuclei familiari avevano deciso di rientrare nelle loro abitazioni; l’attacco di oggi getta una nuove ombre sul futuro della comunità cristiana in Iraq.(DS)