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18 settembre 2008

Le Chiese hanno un ruolo da svolgere in Iraq


Relazione di viaggio di Marie-Ange Siebrecht dell’associazione cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) sulla situazione dei cristiani in Iraq

Di Eva-Maria Kohlmann

Tradotto da Baghdadhope

E’ ancora una giovane suora di neanche 25 anni che studia all'Università di Mosul per poter meglio servire la sua comunità. Anche se il tragitto dal suo convento all'università non è lungo deve andare in taxi. E' troppo pericoloso andare a piedi. Solo di recente questa giovane suora si è trovata coinvolta in un attentato dinamitardo ed il suo vestiti si sono improvvisamente macchiati di sangue - ma lei è stata fortunata ed è rimasta illesa. Non è sicuro per lei indossare l’abito religioso perché i cristiani in Iraq sono sotto costante minaccia.
Ad oggi lo spargimento di sangue continua a Mosul quasi ogni giorno. Sebbene i devastanti attentati che hanno finora attirato l'attenzione del mondo sull’Iraq sembrano cessati la vita è ancora segnata dalla violenza secondo Marie-Ange Siebrecht, la specialista del Medio Oriente dell’associazione caritatevole cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS)che ha visitato il paese di recente. "Si parla meno dell’Iraq a livello internazionale ma la situazione è ancora molto, molto brutta". Nel nord del paese dove molti cristiani si sono rifugiati per sfuggire alla violenza per le persone è difficile sopravvivere. "Fondamentalmente sono una persona ottimista" commenta la signora Siebrecht, "ma sono inorridita dalla situazione che le persone devono affrontare". Nei paesi dove i profughi hanno trovato rifugio non c'è lavoro e la maggior parte delle persone semplicemente attendono la fine di ogni giorno. "Non ci sono prospettive per il popolo, e nessun futuro. Molti vogliono semplicemente lasciare il paese."
Ci sono però alcuni raggi di luce. "Le suore stanno facendo un lavoro eccezionale. La maggior parte di loro hanno lasciato Mosul per la Piana di Ninive ed il Kurdistan. Qui si occupano degli orfani contribuendo alla catechesi e visitando le famiglie. La gente dipende da loro!" racconta con soddisfazione la signora Siebrecht aggiungendo che vi sono anche molti giovani sacerdoti e laici pieni di energia ed iniziative. Che cosa è particolarmente evidente è che la gente vuole sapere di più della loro fede durante questi tempi difficili. "Si deve dare più sostegno alla catechesi", dice Marie-Ange. "Molti bambini fanno la Prima Comunione e le chiese sono piene. Siamo andati a Messa a Kirkuk in una normale domenica ed abbiamo trovato più di un migliaio di persone in chiesa", ricorda. "Le chiese in Iraq devono essere protette da guardie armate, ma i fedeli continuano ad andarci! Hanno bisogno di aiuto per ripristinare i loro centri di catechesi e per il materiale di insegnamento. L'aiuto umanitario è importante naturalmente, ma c’è una grossa richiesta di istruzione religiosa. Dobbiamo cercare di rispondere a questa richiesta."
Per quanto incredibile possa sembrare, nonostante i continui abusi, gli omicidi ed i rapimenti dei cristiani in Iraq ci sono anche un gran numero di vocazioni spirituali. Solo di recente altri due cristiani sono stati uccisi a Mosul, ma nonostante questo molti giovani ancora vogliono diventare preti o suore. E' sui loro volti che si vedono i sorrisi che mancano altrove nel paese.
Non si ripete mai abbastanza spesso che questa regione era, per così dire, il cuore del Vecchio Testamento. Babilonia, Ur, Ninive, Mesopotamia - tutti questi luoghi si trovano oggi in Iraq. "Le Chiese hanno un ruolo da svolgere e possono dare un importante contributo alla pace in Iraq! Esse devono restare fedeli alla loro vocazione ed essere lì per il popolo", conclude Marie Ange Siebrecht.
Così come riassumerebbe il suo viaggio ed il suo incontro con i fedeli cristiani in Iraq? "Noi, come ACN, dobbiamo fare di più per aiutare i cristiani iracheni a rimanere nella loro terra. Tutti i cristiani nel paese devono unire le forze e costruire un futuro insieme!"