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10 settembre 2008

Iraq la prima milizia cristiana prende posizione contro Qaeda


Settembre 8, 2008 (AFP)
Tradotto da Baghdadhope

Con i kalashnikov a tracolla la prima milizia cristiana in Iraq applica una semplice regola agli ingressi di questo piccolo paese: 'Chi non è di Tel Asquf non entra.' Questo villaggio nella critica provincia di Ninive nel nord dell’Iraq, spesso preso di mira da combattenti sunniti e sciiti, pensa da solo ora alla propria sicurezza con pattuglie armate e posti di controllo presso ai suoi quattro ingressi.
I confini del villaggio sono segnati da una barriera di sabbia costruita dai residenti nel tentativo di fermare le auto bombe che potrebbero violarne il perimetro come fecero nel 2007 quando due di questi attacchi in sei mesi scossero il paese e spinsero le autorità locali all’azione.
'I terroristi ci vogliono uccidere perché siamo cristiani. Se non ci difendiamo da soli chi lo farà?' è la domanda di Abu Nataq, il leader della milizia.
Associati ai 'crociati' invasori e considerati come benestanti, i cristiani sono spesso vittime della violenza settaria, di omicidi e rapimenti ad opera di islamisti sunniti e sciiti, così come di bande criminali.

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Gli iracheni cristiani, la maggior parte dei quali è di rito caldeo, si diceva fossero 800.000 prima dell’invasione a guida statunitense del 2003, un numero che si pensa sia ora dimezzato dalla fuga delle persone dalla brutale violenza settaria.
Le milizie di quartiere sono diventate popolari in Iraq, in particolare con l'aumento dei gruppi del Risveglio - ex ribelli sunniti che hanno cambiato veste e sono ora pagati dale forze americane per combattere Al-Qaeda. La popolazione cristiana irachena però, concentrata a Ninive e nella sua capitale Mosul, non aveva fino ad ora organizzato una propria forza di protezione contro gli attacchi. 'Pagavamo la 'jezya'(denaro in cambio di protezione) per essere lasciati in pace' ha dichiarato Nataq riferindosi ad una tassa imposta sulla comunità cristiana da parte di Al-Qaeda in cambio della pace.
Il termine fa ritornare nel tempo al settimo secolo, un periodo di grande espansione dell’Islam, quando i cristiani e gli ebrei erano costretti a pagare le tasse alla maggioranza musulmana. Ma gli abitanti del villaggio di Tel Asquf si sono ribellati ai pagamenti ed hanno chiesto aiuto alle forze curde di Arbil, la capitale della vicina regione curda irachena, dopo aver considerato che la propria capitale provinciale, Mosul, ha una popolazione sunnita troppo numerosa.
'Io preferisco l'aiuto del Kurdistan, dei peshmerga,' ha detto Nataq 'I combattenti curdi ora controllano la strada che conduce al villaggio e reclamano vaste zone della regione, scatenando la rabbia della popolazione araba di Mosul.” ha aggiunto. I peshmerga forniscono i kalashnikov e le radio ai 200 miliziani cristiani che ricevono circa 200 dollari (140 euro) al mese dall’amministrazione di Arbil per proteggere gli 8.000 abitanti. Dal momento in cui l’accordo è stata introdotto circa 10 mesi fa, i miliziani cristiani non hanno mai dovuto usare le armi, 'perché i peshmerga formano la prima linea di difesa,' ha detto Nataq.
I combattenti cristiani sono stazionati presso i punti di ingresso del villaggio e squadre mobili pattugliano il suo interno, in particolare attorno alla chiesa cattolica caldea di San Giorgio, che, come molte delle chiese irachene, ha pagato un alto prezzo in questa terra insanguinata. Il 6 gennaio una serie di bombe esplosero vicino ad alcune chiese ed un monastero a Mosul, apparentemente in un attacco coordinato che causò il ferimento di quattro persone e danneggiò alcuni edifici danneggiati mentre i cristiani celebravano l'Epifania.
Nel mese di marzo, il corpo dell’arcivescovo cattolico caldeo iracheno, Mons. Paulos Faraj Rahho, fu ritrovato vicino a Mosul, dettando la condanna di Papa Benedetto XVI e del Presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Come migliaia di altri cristiani l'arcivescovo pagava la 'jezya' ma aveva deciso di smettere. Alcuni ritengono che questa sia stata la ragione del suo rapimento e del suo assassinio.
Hani Petrus, 45 anni, è fuggito dalla carneficina a Tel Asquf in cerca di rifugio come decine di altri cristiani di Baghdad, Samarra e Bassora. 'Sono un preside, ma lavoravo in una stazione di rifornimento a Mosul. I terroristi arrivavano e prendevano la benzina senza pagare e prendevano i soldi dal registratore di cassa: da 200 a 300 dollari (140 euro a 210 euro) ogni volta. A Mosul i miei figli non potevano giocare in strada. Non volevo lasciare andare a scuola mia figlia di 12 anni, ero così preoccupato per lei' ha detto aggiungendo che la sua famiglia divide ora una casa con altre tre.
'Viviamo praticamente uno sull’altro e tutto è costoso perché i commercianti sanno che non siamo in grado di fare il viaggio fino a Mosul.'
Salem Samoon Jbo vendeva liquori a Bassora ma è fuggito al nord, prima a Baghdad e quindi a Tel Asquf, dopo che alcuni estremisti sciiti gli avevano ordinato di chiudere il negozio nel 2006. Avevano saputo che lavorava part-time come artificiere per le forze americane. Ora, a 46 anni, sta di guardia ad uno degli ingressi alla chiesa di San Giorgio. Lavora per sette giorni - alternando due ore di turno e due ore di pausa – e poi ha due settimane di riposo 'Non c'è altro lavoro qui. Nient’altro da fare. Non mi piacciono le armi, ma non ho altra scelta, in ogni caso, è meglio che il lavoro a Bassora. Lì lavoravo come artificiere per gli americani ed ero un obiettivo per le milizie sciite.'