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18 gennaio 2008

Mons. Warduni (Baghdad): a Mosul attacco brutale. Stime FMI "Una favola"

Fonte: SIR

“Hanno voluto colpire
una chiesa simbolo non solo per i cristiani ma anche per i musulmani. Un atto barbaro perpetrato da terroristi, da gente senza fede”.
Non usa mezzi termini il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, per condannare l’attacco bomba condotto ieri contro la chiesa caldea dell’Immacolata a Mosul.
“Si tratta di un luogo di culto dedicato all’Immacolata voluto dai cristiani e dai musulmani – dichiara al Sir il presule – perché si dice che, nel XVII secolo, abbia salvato Mosul da un’invasione di stranieri. Per questo è amata da tutto il popolo”. Secondo mons. Warduni anche “questo attentato, così come gli altri dei giorni scorsi (dieci luoghi di culto colpiti in dodici giorni, ndr), ha lo scopo di mostrare che nel Paese non c’è sicurezza e stabilità e di minare la riconciliazione nel Paese. Allo stesso tempo questi fanatici autori di tali gesti vogliono incutere timore ai cristiani da sempre impegnati a favore della tolleranza, del dialogo e della riconciliazione nel Paese. Abbiamo pregato per questo durante il digiuno di Ninive chiuso il 16 gennaio. Purtroppo le chiese erano semivuote proprio per paura di attentati. Ma andiamo avanti lo stesso per il bene di tutto l’Iraq”.
In merito alle stime del Fondo monetario internazionale (Fmi) che vedono per il 2008-2009 una crescita del Pil iracheno oltre il 7%, mons. Warduni non esita a definirle “una favola o peggio una barzelletta. Si parla di economia in crescita e di aumento di ricchezza. Ma quale? Qui la popolazione non ha gasolio, l’energia elettrica è erogata solo poche ore al giorno, fa molto freddo e non si possono accendere i generatori per mancanza di carburante o di gas. Per non dire che sono mesi che non piove e i nostri contadini sono in ginocchio. Il cibo è acquistato a prezzi agevolati grazie ad una tessera. E’ inutile avere abbondanza di generi alimentari quando a comprarli sono poche persone con disponibilità economiche e buona parte della popolazione non ce la fa ad andare avanti. In Iraq mancano le infrastrutture. Senza di queste non ci può essere ripresa e ricchezza diffusa. La situazione è difficile”.