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30 novembre 2007

Vescovo siriano chiede assistenza per i rifugiati iracheni.Gli sfollati si aggrappano all’identità di cristiani caldei

Fonte: Zenit

Di Carrie Gress

I rifugiati iracheni hanno perso tutto e possono fare affidamento solo sulla Chiesa e sulla loro identità di caldei, ha affermato il Vescovo Antoine Audo di Aleppo (Siria).
Il presule, gesuita e membro del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, nel corso di una visita a Londra ha esortato a mobilitarsi rapidamente per assistere i rifugiati cristiani iracheni che vivono attualmente in Siria.
La sua visita è stata promossa dall’organizzazione “
Iraqi Christians in Need” nata agli inizi di quest’anno per assicurare ai cristiani le risorse di base.
L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha affermato che il 44% dei richiedenti asilo che raggiunge la Siria da quando è iniziata la loro registrazione, nel 2003, è costituito da cristiani, nonostante questi rappresentino solo il 4% della popolazione irachena.
Il Vescovo Audo, responsabile della comunità cattolica caldea della Siria, ha parlato a ZENIT della situazione dei rifugiati cristiani.
“In Siria abbiamo molti iracheni di ogni denominazione. Ce ne sono circa 1,2 milioni, con 60.000 cristiani, per la maggior parte caldei. Anche se queste persone hanno perso tutto, hanno dalla loro la Chiesa e qualcosa della loro identità caldea”, ha spiegato.
Celebrare la liturgia in lingua caldea esprime la loro identità. La Chiesa ha un importante ruolo da giocare, soprattutto per aiutare le famiglie e dare un senso di dignità”.

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Il presule ha sottolineato tre motivi per cui i cristiani diventano un bersaglio. “In primo luogo sono un gruppo debole, senza molta autodifesa. Vengono facilmente attaccati per denaro. C’è una nuova economia in Iraq, e attaccare i cristiani è un nuovo modo di fare soldi”.
Lo testimoniano i tanti rapimenti che avvengono nel Paese. I sequestri “non riguardano solo i cristiani, ma anche i musulmani ricchi. Tuttavia, se si può guadagnare di più per un sacerdote o un Vescovo, si farà”, ha detto il presule 61enne.
“In secondo luogo – ha proseguito –,
gli aggressori identificano i cristiani con gli americani, che stanno occupando il Paese, e quindi per esprimere il loro odio e la loro opposizione attaccano i cristiani”.
“In terzo luogo, c’è un’aggressione storica contro i cristiani e alcuni fanatici agiscono aggressivamente contro di loro”
ricorrendo a pretesti.
Ciò di cui c’è bisogno in Siria, ha proseguito il Vescovo Audo, è
“una maggiore professionalità nel fornire aiuti. La Caritas sta facendo molto per organizzare gli aiuti, ma la gente soffre. Abbiamo bisogno di professionisti che possano ascoltare, e garantire assistenza”.
“Inoltre, abbiamo bisogno di una soluzione di pace e stabilità”
. Confidiamo che “il Santo Padre farà quanto è nelle sue possibilità per stabilire la pace, la fiducia tra le parti, gli ebrei e gli arabi. I musulmani e i cristiani devono preparare il futuro”, ha affermato il presule siriano.
Interpellato sull’incontro di questa settimana ad Annapolis, il Vescovo Audo ha detto:
“Non posso fare un’analisi perché non è il mio settore di competenza, ma secondo me, per quanto posso vedere, ognuno si sta muovendo per fare qualcosa”.
“In Francia, c’è stata una conferenza con tre Vescovi di Iraq, Siria e Giordania e sacerdoti della Turchia per discutere la situazione dei rifugiati iracheni. Da parte mio, sto facendo lo stesso qui a Londra”.
“Un mese fa sono stato invitato dal Mufti della Siria ad andare con lui in visita ufficiale in Germania per parlare di come è la convivenza tra musulmani e cristiani, per dare un messaggio di dialogo”.
“Abbiamo bisogno di qualcosa per evitare la violenza e il terrore”,
e la gente sta cercando vie per la pace, ha spiegato il Vescovo Audo.
“Attualmente stiamo assistendo a qualcosa di inedito in certe zone dell’Iraq. Ora ci sono alcune aree sicure. E’ un fenomeno nuovo e il Governo iracheno sta aiutando i rifugiati a tornare nelle proprie case”, ha detto.
“Di fronte all’ambasciata a Damasco si stanno organizzando dei pullman che vanno in Iraq per aiutare la gente. Per incoraggiare il ritorno si offrono 800 dollari a ogni famiglia”, ha aggiunto.
Quanto alle popolazioni cristiane, ha concluso il Vescovo Audo, in generale
“stanno ancora aspettando, e questo è un fatto nuovo. Vogliono essere certi che sia sicuro”.
[Traduzione di Roberta Sciamplicotti]