Pagine

18 ottobre 2007

Preti rapiti a Mosul, vescovo denuncia l’indifferenza del governo


Sul sito in arabo Ankawa.com mons. Casmoussa dice che dal rapimento dei due sacerdoti nessun politico è intervenuto in alcun modo. L’appello alla preghiera e alla pace.

Ė una critica diretta al governo centrale e alle autorità politiche locali “indifferenti” alla sorte dei cristiani in Iraq, quella che oggi lancia l’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Basile George Casmoussa, dalle pagine del sito internet in arabo Ankawa.com. Dal 13 ottobre mons. Casmoussa è impegnato in una difficile trattativa per il rilascio di due suoi sacerdoti rapiti da un gruppo non identificato sabato scorso. “Nessun politico ci ha chiamati – dice il vescovo – nemmeno per esprimerci solidarietà, non vi è stato nessun tipo di intervento”, eppure conoscono tutti la scadenza fissata dai rapitori e l’ingente somma richiesta per il riscatto.
Mons. Casmoussa si rivolge poi alla comunità cristiana e chiede di “continuare a pregare perché abbiamo bisogno di pace”; ricorda infine che i “cristiani d’Iraq sono fedeli al loro Paese e rispettano tutti gruppi” che lo popolano.
Le parole di Casmoussa sono sentite dai fedeli come un seno della preoccupazione con la quale il presule sta seguendo gli sviluppi della vicenda. Finora nessuna novità sulla sorte di p. Mazen Ishoa, 35 anni, e p. Pius Afas, 60 anni. Per il pagamento del loro riscatto (1 milione di dollari) i rapitori – ha reso noto l’arcivescovo siro-cattolico – hanno fissato una scadenza al prossimo 20
ottobre.