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1 ottobre 2007

Nelle moschee di Kirkuk gli imam lodano i cristiani

Fonte: Asia News
Dopo le iniziative dell’arcidiocesi per il Ramadan, durante la preghiera del venerdì, alcuni leader religiosi musulmani parlano a favore della presenza dei cristiani in Iraq e dell’importanza del loro ruolo per la riconciliazione. Alla cena offerta da mon. Sako presenti anche rappresentanti di Al Sadr e Al Sistani.
Lode per le attività dell’arcidiocesi caldea a favore del dialogo interreligioso e della convivenza, l’idea che “solo la Chiesa può unire gli iracheni”, sono alcuni dei punti su cui si sono espressi degli imam di Kirkuk nella predica del venerdì, lo scorso 28 settembre. Tra di loro Ahmad Muhamad Amin, della moschea Al Noor. A riferire ad AsiaNews dei “fruttuosi risultati” delle iniziative cattoliche per il Ramadan è il loro stesso promotore, l’arcivescovo mons. Louis Sako.
“Nella rituale preghiera del venerdì – racconta il presule – alcuni imam hanno usato parole di apprezzamento per la cena (iftar), che abbiamo offerto la settimana scorsa ai leader musulmani locali, e hanno a loro volta espresso il desiderio di fare lo stesso per i capi cristiani. Uno di loro dalla sua moschea ha anche detto che solo la Chiesa può unire gli iracheni”.

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In occasione del mese sacro per l’islam, come gesto di “riconciliazione e rispetto”, l’arcidiocesi di Kirkuk ha invitato i cristiani a pregare per i musulmani, loro fratelli, alla stessa ora in cui questi offrono la loro preghiera. Per questo ha pubblicato un calendario dei riti del Ramadan, che ha poi distribuito a 3mila famiglie della città; ha poi offerto una cena - il pasto con cui dopo il tramonto si interrompe il digiuno - a cui hanno partecipato circa 150 esponenti politici e religiosi della comunità musulmana. Tra di loro anche alcuni rappresentanti del leader radicale sciita Moqtada Al Sadr e della guida sciita Ali Al Sistani.
“Quello di oggi – ha detto mons. Sako durante la serata – è un banchetto di fratellanza, è espressione di armonia e convivenza pacifica nella nostra città di oltre un milione di abitanti”. “Siamo tutti fratelli, - ha continuato il presule - figli dello stesso Dio. Non dobbiamo vivere come Caino e Abele, ma rispettarci e cooperare per il bene del popolo e del nostro Paese”. “Il conflitto e l’isolamento di una (delle nostre due) comunità è una perdita per il mondo intero” ha proseguito Sako per il quale “non si può vivere senza riconciliazione e collaborazione e soprattutto senza un dialogo sincero”.
Al termine della cena il sindaco di Kirkuk e alcuni degli imam sunniti e sciiti presenti hanno parlato a favore della presenza cristiana in Iraq e apprezzato il loro ruolo nel portare avanti la cultura del dialogo e della pace.