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6 ottobre 2007

Arcivescovo di Canterbury: Le “strazianti sofferenze” dei rifugiati iracheni sono prova dei danni della Guerra


L’Arcivescovo di Canterbury, il Dr. Rowam Wiliams, ha descritto come “straziante” un incontro da lui avuto in Siria con alcuni rifugiati iracheni. Più di duecento persone, la maggior parte delle quali cristiana, hanno incontrato il Dr. Williams nel monastero siro ortodosso di Ma’aret Sednaya, nei pressi della capitale siriana.
Il Dr. Williams ha ascoltato i racconti delle sofferenze di alcuni del rifugiati, un milione e cinquecentomila, fuggiti in Siria a partire dal 2003. Molti dei presenti all’incontro hanno raccontato di familiari rapiti, uccisi o minacciati se non avessero pagato il riscatto o non avessero lasciato il paese. Esperienze normali, le hanno definite. Hanno parlato di paura ed incertezza, dei maltrattamenti subiti dalle bande criminali, della distruzione delle comunità che li avevano sostenuti, e delle privazioni e delle sofferenze che avevano provato una volta lasciato l’Iraq.

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Tra queste persone il Dr. Williams ha incontrato Areej, 23 anni, fuggita con la madre ed il fratello dopo l’uccisione di uno zio e dopo avere ricevuto minacce di morte, Bashir, un lettore universitario fuggito dopo l’uccisione di sui figlio diciannovenne, e donne cristiane che in Iraq erano obbligate ad indossare il velo islamico e venivano seguite quando si recavano in chiesa, cosa che molte non facevano più per paura delle conseguenze.
Il Dr. Williams ha detto alle persone presenti che le loro sofferenze indicano l’esistenza di un problema più grande, che la guerra in Iraq ha fatto più danno di quanto si sia a conoscenza: “Gli eventi degli ultimi anni hanno provocato molti danni nell’area e molte persone non vedono il costo della guerra in termini umani. Essere qui è per me un’opportunità per tornare a casa e riportare le vostre sofferenza. Lo farò nella speranza e nella preghiera che si possa trovare una soluzione giusta per tutti voi.”
I rifugiati hanno riferito al Dr. Williams delle loro situazioni disperate, della mancanza di speranza di tornare in Iraq o di ottenere la cittadinanza in Siria o altrove. Grati per ciò che la Siria ha fatto per loro hanno ammesso di avere poche prospettive a lungo termine, e di temere che la Siria possa presto non essere più in grado di accogliere nuovi rifugiati. Le ambasciate, hanno inoltre riferito, rifiutano di registrarli come rifugiati.
L’Arcivescovo ha promesso loro di fare del suo meglio perché non vengano dimenticati ed ha aggiunto che essi sono nelle sue preghiere, specialmente i bambini: “Ogni bambino merita di crescere in una casa sicura contornato da persone fidate, in un posto dove possano vedere un futuro pacifico. Ogni volta che incontro dei rifugiati penso ai loro bambini. Il mondo intero deve sapere ciò di cui i bambini hanno bisogno e deve agire in modo che i vostri bambini e quelli di molti altri rifugiati possano avere un futuro sicuro.”
Tornando in Gran Bretagna il Dr. Williams ha dichiarato che la situazione necessita di attenzione e sforzi: “La sicurezza che permetterà a quelle persone di tornare in Iraq dipende dalla sistemazione del paese nel suo insieme che garantisca la libertà e la dignità di ogni minoranza.”

Tradotto ed adattato da Baghdadhope