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30 luglio 2007

Iraq: Vescovo di Baghdad riferisce il peggiorare della situazione di sicurezza per i cristiani

Fonte: Aid to the Church in Need - Aiuto alla Chiesa che Soffre

by John Pontifex

Tradotto ed adattato da Baghdahope


I capi religiosi cristiani di Baghdad hanno unito le forze nel disperato tentativo di proteggere la propria gente dalla persecuzione – questo è ciò che ha riferito un vescovo che ha osato parlare della crescente crisi dei cristiani in città.
Tra i segni della sempre maggiore oppressione della comunità cristiana di Baghdad, Monsignor Andrea Abouna ha riferito di come i capi religiosi di diversi riti stiano elaborando dei piani per trovare sistemazione ai fedeli in posti sicuri, lontani dalle zone calde dell’estremismo. Nel corso di una visita a Londra il Vescovo Ausiliare di Baghdad ha dichiarato che la comunità caldea di cui fa parte, insieme alle gerarchie siro cattolica ed armena è impegnata nel tentativo di salvare migliaia di sfollati.
Nel corso dell’intervista rilasciata ad Aid to the Church in Need, Monsignor Abouna ha detto: “Non è facile per la nostra gente, ha bisogno di tutto. La Chiesa aiuta per quanto può.”

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Descrivendo la cooperazione tra vescovi come senza precedenti Monsignor Abouna ha dichiarato come l’intervento miri a dare alloggio ed aiuto a più di 6000 cristiani rimasti senza casa ed a rischio di essere rapiti o uccisi in un paese con enormi problemi di sicurezza.
Monsignor Abouna ha anche spiegato che i cristiani hanno cercato rifugio nel quartiere centrale di Baghdad Jadida dopo essere fuggiti da quello di Dora dove i militanti islamici avevano dato loro un ultimatum: convertirsi all’Islam o abbandonare le proprie case.
Orgoglioso del fatto che la zona di Dora fosse in passato conosciuta come il “Vaticano dell’Iraq” il vescovo ha sottolineato la determinazione dei suoi abitanti cristiani a non tradire la propria religione, memori dell’enorme numero di chiese ed altre istituzioni religiose una volta lì presenti. Secondo il vescovo, la persecuzione già attuata a Dora si sta estendendo in altre parti della città, specialmente nella zona ad ovest del Tigri, Al Karkh. Secondo alcune fonti cristiane i sacerdoti che operano in quella zona sono scesi da 11 a 3 negli ultimi tre anni.
L’iniziativa di sostegno, che ha il suo centro nella chiesa di Saint George, è per ora in una situazione di stallo dovuta ad un’ ulteriore ondata di sfollati cui bisogna trovare una sistemazione in albergo o da parenti o amici.
Con tutte le sette chiese di Dora ormai chiuse, e con i militanti che rifiutano di far tornare i cristiani alle proprie case, i non musulmani nella zona di Karkh, continua Monsignor Abouna, sono sottoposti a crescenti pressioni per la conversione all’Islam, così come all’obbligo per le donne ad indossare il velo.
Questa crisi, secondo il vescovo, spiega perché l’esodo dei cristiani da Baghdad e da altre parte dell’Iraq sia così imponente anche se non esistono statistiche affidabili sui movimenti delle masse. Secondo alcuni rapporti almeno metà del 1.200.000 cristiani che vivevano in Iraq prima della caduta di Saddam Hussein sono fuggiti dalle proprie case e da una crisi umanitaria che, riferisce Monsignor Abouna, vuole dire scarsità di acqua potabile, elettricità a volte solo per un’ora al giorno ed alto rischio di rapimenti e di rimanere uccisi che spinge la gente a non uscire di casa.
Desideroso di trovare una nota positiva il vescovo continua: “Non è la prima volta che i cristiani soffrono nella terra dell’antica Mesopotamia, ed a dispetto delle difficoltà vi sono sempre rimasti.”
Descrivendo però le visite pastorali nella zona di Mansour nella parte sud occidentale di Baghdad dove vive, dice: “Le famiglie sono tristi e turbate, era stata promessa loro la democrazia ma non c’è niente di simile.” Eppure, continua: “Malgrado ciò speriamo ancora nella pace.”
L’intervista termina con i ringraziamenti ad Aid to the Church in Need per l’aiuto dato. ACN lo scorso anno ha stanziato 200.000 $ per la chiesa in Iraq, la maggior parte dei quali in aiuti di emergenza sollecitati dagli appelli degli stessi vescovi.