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28 giugno 2007

Terrorismo e guerre. Generazione distrutta: i bambini dell' Iraq

Fonte: Sir n. 48 del 28 giugno 2007

di Daniele Rocchi

Le immagini degli oltre 20 bambini rinchiusi in un istituto di Baghdad, denutriti e malati, ritrovati dalle forze irachene e americane durante dei controlli sul territorio hanno riproposto la drammatica condizione dei minori, vittime innocenti di un conflitto che sta sconvolgendo l'Iraq. Una condizione che i bambini iracheni condividono con altri loro coetanei che vivono in zone di guerra come il Libano, l'Afghanistan, la Palestina. Impossibilitati ad andare a scuola, costretti a lavorare, sfruttati e abusati in ogni modo da adulti senza scrupoli, usati come kamikaze o pusher di droga, cadono sempre più nella trappola degli stupefacenti, della prostituzione, nei pericoli della strada. Senza dimenticare che spesso la violenza più infame si cela proprio dentro le mura domestiche dove si consuma la tragedia di famiglie spezzate e decimate dalla guerra, prive di ogni forma di sussistenza. Con l'aiuto dell'Irin, l'ufficio delle Nazioni Unite che coordina gli aiuti umanitari nella zone di crisi, abbiamo cercato di fare il punto della situazione in Iraq, Afghanistan, Libano e Palestina.

IRAQ:
Secondo l'Unicef l'11% circa dei ragazzi iracheni sotto i 14 anni lavora e un terzo delle famiglie nel Paese vive in povertà e questo secondo Claire Hajaj, del centro Unicef di supporto all'Iraq, con sede ad Amman, "costringe molti bambini a lavorare in strada". Come Iyad Abdel-Salim di 12 anni che ha lasciato la scuola 6 mesi fa, quando suo padre è stato ucciso. È l'unico ragazzo in famiglia, ha 3 sorelle più piccole cui badare. "Lavoro 12 ore in strada vendendo matite e cioccolata, mangio una volta al giorno per risparmiare. La vita qui è un inferno, è pericoloso lavorare in strada. Degli adulti hanno cercato di abusare di me, ma Dio mi ha protetto". Due operatori dell'Ong, Kca (Keeping children alive) che si occupa di recuperare i bambini sono stati uccisi per la loro attività. "Siamo indifesi - dice il presidente, Ali Mussawi- abbiamo dovuto sospendere i programmi di recupero per mancanza di sicurezza". Ma i pericoli non si annidano solo nelle strade ma anche nella case. Ala'a Al-Sahaddi, vicepresidente dell'Ipa, l'associazione degli psicologi iracheni, afferma che dal 2003 sono aumentati i casi di violenza domestica ai danni dei bambini. "La crisi economica, le difficoltà sociali - dice - stanno rendendo gli iracheni violenti e questo si riflette sui bambini spesso vittime di punizioni atroci, come restare senza cibo e acqua, bastonati. Gli adulti si rendono di ciò che hanno fatto solo quando i loro bambini vengono portati in ospedale per cure urgenti". Secondo uno studio dell'Ipa condotto a Baghdad, Anbar, Diyala e Babil su 2.500 famiglie intervistate l'87% ha notato traumi psicologici in almeno un membro della famiglia. Ad aggravare la situazione il fatto che in Iraq non c'è nessuna legge che punisce il reato di violenza domestica. Sono sempre più frequenti le notizie che vogliono i bambini, specialmente quelli con disabilità mentale, utilizzati come kamikaze da parte dei ribelli opposti alle truppe di coalizione. Nel marzo scorso 2 bambini furono usati da militanti di Al Qaeda in un attacco suicida in un mercato. Secondo una Ong locale, citata da Irin, "sono in aumento i casi di rapimento di bambini disabili da utilizzare in azioni di guerra".