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5 giugno 2007

"E' Al Qaeda che vuole eliminare i cristiani e gli intellettuali in Iraq" L'opinione di un iracheno sunnita in Italia


Eliana Astorri ha chiesto a Younis Tawfik, scrittore e giornalista iracheno sunnita, docente di letteratura araba presso l’Università di Genova, se l'uccisione dei religiosi sia opera di fanatici o il frutto di un preciso disegno:
"Il disegno c’è, esiste, e non solo nei confronti dei cristiani iracheni, ma anche di tutta la classe intellettuale irachena: cercare di eliminare la classe "illuminata". Qui parliamo della comunità cristiana: da sempre, almeno in Iraq, da quando io ero ancora ragazzino e cercavo la conoscenza, andavo alla cattedrale o nella chiesa della mia città, Mossul, dove la comunità cristiana è abbastanza bene inserita. Questa classe ha un legame attraverso la fede con l’Occidente, anche in campo scientifico - tra i medici iracheni più bravi vi sono sono cristiani, e così i più bravi economisti, ricercatori sono cristiani - e dunque ciò significa che qualcuno sta cercando di svuotare il Paese della classe intelligente e illuminata per lasciar precipitare il Paese in un tunnel di oscurantismo e dunque, a questo punto, è chiaro che l’opera viene portata avanti da al Qaeda o da alcuni gruppi affiliati ad al Qaeda."
Lei è nato a Mossul. Qual è stato e qual è il rapporto, ora, tra comunità cristiane e musulmane?
"Per quanto riguarda la convivenza tra musulmani e cristiani, era eccellente perché con Saddam Hussein, pur nel suo regime, pur nel suo partito, i cristiani erano comunque inseriti ugualmente come iracheni di altra fede. Il problema è nato dopo la caduta del regime di Saddam, quando il Paese è stato lasciato in preda al caos per più di un anno, quando è stato azzerato lo Stato. Dunque, la situazione attuale è completamente diversa da quella precedente: oggi, nel mirino ci sono i cristiani perché sono la classe che faceva da collante tra l’Iraq e il mondo esterno, soprattutto l’Occidente, ed è quella che poi aiutava il Paese a crescere, a guardare verso il futuro perché innanzitutto loro si consideravano “iracheni”, poi “cristiani”.