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21 marzo 2007

Iraq: quasi 4 milioni in fuga dal conflitto.

Fonte: UNHCR

Il 17 e 18 aprile conferenza internazionale dell’UNHCR sulla situazione umanitaria di rifugiati e sfollati Sono finora 192 i governi, 65 le organizzazioni internazionali e 60 le organizzazioni non governative invitate alla conferenza internazionale sulla situazione umanitaria di rifugiati e sfollati in Iraq e nei paesi vicini che si terrà il 17 e 18 aprile presso il Palazzo delle Nazioni a Ginevra.
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Nel corso del meeting, di livello ministeriale, saranno esaminate le dimensioni umanitarie dell’esodo, l’entità dei bisogni e sarà promosso un impegno internazionale comune per soddisfare queste necessità, anche attraverso una condivisione degli oneri che attualmente sono sostenuti dagli stati vicini. Si cercherà inoltre di fornire risposte mirate a questioni umanitarie specifiche e urgenti, tra cui il perseguimento di soluzioni immediate per le persone particolarmente vulnerabili sia all’interno che all’esterno dell’Iraq. Attualmente nei paesi vicini all’interno della regione si trovano circa 2 milioni di iracheni, molti dei quali fuggiti prima del 2003. Mentre all’interno del loro stesso paese vi sono anche circa 1,9 milioni di iracheni sfollati, molti dei quali versano in condizioni sempre più difficili. Anche se molti erano già sfollati prima del 2003, l’UNHCR stima che dall’inizio dell’anno scorso – e in particolare dal bombardamento di Samara avvenuto nel febbraio del 2006 – quasi 730mila iracheni sono fuggiti in un’altra area del paese a causa della violenza settaria. Questi e milioni di altri iracheni stanno affrontando gravi difficoltà. L’UNAMI, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite per l’Iraq, stima che al momento sono considerati estremamente vulnerabili oltre 15 milioni di iracheni – tra i quali rifugiati, sfollati, persone con scarsa disponibilità alimentare, vedove, persone disabili e altri. È sempre più problematico fuggire per ottenere altrove aiuto e sicurezza. Molti di coloro che sono fuggiti in altre parti dell’Iraq hanno esaurito le proprie risorse e per le comunità di accoglienza è sempre più difficile assorbire gli sfollati in continuo aumento. Circa 4 milioni di iracheni dipendono dall’assistenza alimentare, solo il 60 per cento della popolazione irachena ha accesso al sistema pubblico di distribuzione del cibo e il tasso di malnutrizione cronica nei bambini ha raggiunto il 23 per cento. Inoltre circa il 70 per cento della popolazione non ha un adeguato accesso alle risorse idriche, mentre l’80 per cento non dispone di adeguati servizi sanitari. Il tasso di disoccupazione supera il 50 per cento. Dei 60 milioni di dollari richiesti attraverso l’appello dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per la regione – più della metà dei quali sono già stati raccolti – circa un terzo servirà a fornire assistenza a decine di migliaia tra gli sfollati interni in Iraq più vulnerabili. In confronto alle necessità complessive, si tratta di una goccia nell’oceano. Inoltre la distribuzione degli aiuti si dimostra molto difficile a causa della grave insicurezza in gran parte del paese. In Iraq il personale dell’UNCHR opera in sette località (Baghdad, Suleymaniyah, Dohuk, Erbil, Kirkuk, Nassiriyah e Basra) e collabora con una rete di almeno 17 partner, tra cui il Ministero iracheno per gli sfollati e i migranti. Gli operatori dell’Agenzia presenti in Iraq sono per la maggior parte di nazionalità irachena e lavorano coraggiosamente in quello che viene definito “remote management”, una struttura operativa praticamente unica in Iraq. Di recente l’UNHCR ha ospitato a Ginevra un incontro con altre agenzie umanitarie per confrontarsi sulle migliori modalità per fornire assistenza umanitaria in un contesto così difficile e pericoloso. Nonostante i molti limiti e le ingenti necessità, il lavoro realizzato dallo staff dell’UNHCR in Iraq ha permesso di raggiungere decine di migliaia di sfollati interni, oltre alle famiglie e alle comunità che li ospitano. L’UNHCR svolge una serie di attività, tra cui l’assistenza abitativa, la distribuzione di beni non alimentari e la gestione di 14 centri di assistenza legale in tutto il paese dove gli sfollati possono trovare sostegno, ad esempio attraverso il trasferimento e il rilascio di documenti. Questi documenti sono essenziali visto che senza di essi le razioni di cibo possono essere negate e le autorità del governatorato possono impedire agli sfollati l’accesso persino ai servizi più importanti. L’esodo continua a un ritmo stimato di circa 50mila persone al mese.