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21 gennaio 2007

L'avvocato di Tariq Aziz: sta molto male



Luogotenente di Saddam si appella alla clemenza del Papa

By Malcolm Moore in Rome, Sunday Telegraph
21 gennaio 2007

Tariq Aziz, l’ex primo ministro iracheno, si è affidato alla clemenza del Pontefice nel tentativo di essere rilasciato dagli USA che lo hanno in custodia.

Aziz, che potrebbe essere condannato a morte dopo essere stato accusato, venerdì scorso, di avere ordinato la morte di decine di migliaia di musulmani sciiti dopo la ribellione del 1991, la scorsa settimana aveva inviato un appello scritto di suo pugno al Vaticano
con la richiesta a Papa Benedetto XVI di fare da garante perché venisse rilasciato su cauzione. Il settantenne Aziz, di fede cattolica ed in custodia delle forze americane dal momento del suo arresto nell’aprile del 2003, aveva chiesto che gli fosse permesso di vivere in Italia in attesa del processo...

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Jaafar al-Moussawi, un pubblico ministero iracheno, ha dichiarato che Aziz è tra i 102 dirigenti del regime di Saddam Hussein responsabili della repressione attuata dall’esercito iracheno dei ribelli sciiti e curdi.
In una lettera datata 12 gennaio 2007 e proveniente da Camp Cropper, nell’aeroporto di Baghdad, Aziz ha scritto: “Io, Tariq Aziz, con questa mia invio i miei auguri e felicitazioni a Papa Benedetto e chiedo alla Santa Sede ed a Sua Santità aiuto per la mia richiesta di rilascio provvisorio, e, se Sua Santità lo ritiene possibile che Egli mi faccia da garante… perché io possa vivere in pace in Italia fino al momento del processo cui sarò sottoposto da parte delle autorità irachene.”
La lettera, firmata, è stata scritta dal legale italiano di Tariq Aziz, il Dottor Giovanni di Stefano che l’ha consegnata al Segreatario di Stato Vaticano, Cardinale Tarcisio Bertone, ed ad un alto prelato della Curia romana, Monsignor Gabriele Giordano Caccia. Il Dottor Di Stefano ha dichiarato che il Vaticano avrebbe considerato la richiesta.
A differenza del resto dei componenti del governo di Saddam, Aziz è un cattolico caldeo, appartenente cioè ad una branca babilonese della chiesa che mantiene pieni legami con Roma. Alla vigilia della guerra all’Iraq, nel febbraio 2003, egli fu ricevuto da Papa Giovanni Paolo II in udienza privata.
Il Dottor Di Stefano ha dichiarato che: “Hanno detto che capiscono come si tratti di una questione umanitaria e che il Santo Padre considererà la richiesta.”
Come portavoce all’estero di Saddam Hussein per più di un decennio, Tariq Aziz era il volto più conosciuto del regime iracheno. Dopo avere assistito per televisione all’esecuzione di Saddam nel complesso carcerario dove entrambi erano stati detenuti, Aziz si è dichiarato profondamente rattristato dalla morte del dittatore. “Dopo la sua morte non c’è più gioia nella vita” ha detto al Sunday Telegraph attraverso il suo avvocato, "Saddam era un amico, un collega, un capo ed io lo amavo come persona. Non era solo un lavoro per me, amavo Saddam e la sua visione dell’Iraq. IL giorno in cui è stato ucciso l’Iraq è morto con lui.”
Dalla sua cella a Camp Cropper Aziz ha detto che, malgrado la possibilità di essere giudicato in un processo, non era preoccupato da un’eventuale esecuzione: “Non sono preoccupato per la mia vita.” Ha inoltre dichiarato che durante la sua incarcerazione solo due volte, in occasione dell’esecuzione di Saddam e dell’elezione del Parlamento iracheno, gli è stato concesso l’accesso alle informazioni.
Ad Aziz, vistito con una polo, una tuta grigio verde ed un cappello di lana, è stato concesso di fumare i suoi sigari di marca durante la sua detenzione, e il Dottor Di Stefano ha dichiarato di avergli consegnato personalemente una scatola di sigari cubani Romeo e Giulietta.
Il legale, volato a Baghdad durante il fine settimana e che incontrerà Aziz anche oggi, ha rivelato il contenuto di un atto di accusa ottenuto dall’esercito americano e firmato dal giudice Moneer Hadad, uno di quelli presenti alla morte di Saddam. L’accusa afferma che Aziz faceva parte del Consiglio di Comando Rivoluzionario che nel 1980 emise una risoluzione che “privava della nazionalità irachena i curdi feili sciiti
[1] esiliandoli dal paese” un accusa di cui lo stesso Saddam fu accusato durante il suo processo.
Il Dottor Di Stefano ha dichiarato come “inaccettabile” che Tariq Aziz sia sotto custodia dall’aprile del 2003 e da allora senza processo. “L’unica volta che Tariq Aziz è stato in un aula del tribunale in 44 mesi è stato quando ha testimoniato al processo contro Saddam Hussein. Non gli è stato neanche comunicato il motivo della sua detenzione.”
Secondo la sezione 109a della legge irachena sui procedimenti penali, risalente al 1971, i prigionieri possono essere rilasciati su cauzione se un governo straniero si fa garante per il loro ritorno per il processo. Il Dottor Di Stefano ha affermato che la legge non è stata ancora emendata o cambiata e che è stata usata per giudicare Saddam. La Russia si è dichiarata disponibile a sostenere la richiesta di Aziz di rilascio su cauzione. Konstantin Kosachyov, capo del comitato affari esteri della Duma, ha dichiarato: “Le agenzie governative dovrebbero offrire assistenza, non è una questione politica, ma puramente umanitaria.”
Il Dottor Di Stefano ha anche dichiarato che Tariq Aziz soffre di problemi cardiaci e polmonari.
“Non ha acceso alle cure mediche. Non lo condanneranno a morte, ma se non sarà curato morirà. Quando l’ho visto l’ultima volta, il 3 gennaio, ho dovuto chiamare un dottore perché sanguinava tossendo.”
Il Dottor Di Stefano ha depositato una richiesta di rilascio su cauzione per permettere ad Aziz di curarsi e si è appellato “agli specialisti britannici” per offrire volontariamente la propria opera.”
Ha inoltre dichiarato che Aziz, implicato nello scandalo oil-for-food, è già stato interrogato dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dall’amministrazione irachena, ma che “il 99% delle domande riguardavano il piano oil-for-food e George Galloway.” Galloway, ex laburista ed ora membro del parlamento britannico per il Respect Party, ha negato di aver avuto profitti dal programma oli-for-food. Il Dottor Di Stefano, ha anche rappresentato i coimputati nel processo a Saddam, Barzan al-Tikriti and Awad Ahmed Banda, giustiziati domenica scorsa, ed ha dichiarato che il fratellastro di Saddam, Barzan al-Tikriti, non aveva ricevuto le cure mediche adeguate per il cancro spinale di cui soffriva. “Ecco perché la sua testa si è staccata quando lo hanno impiccato. In ogni caso sarebbe morto nel giro di sei mesi."
Il Dottor di Stefano ha una storia controversa. Ha rappresentato Slobodan Milosevic, l’ex presidente della Yugoslavia che morì durante il processo a suo carico per crimini di guerra, Gary Glitter, la star del rock incarcerata per molestie su minori in Vietnam, e Kenneth Noye, il killer della M25
[2]. La Law Society of England and Wales ha rifiutato di riconoscerlo come avvocato.

[1] Minoranza curda di fede sciita che abita prevalentemente la zona curda irachena confinante con l’Iran
[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Kenneth_Noye
Tradotto ed adattato da Baghdadhope