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8 novembre 2006

"Monsignor Najim, gli iracheni stanno rimpiangendo Saddam Hussein?"

Lunedi 6 novembre è andata in onda su Rai Uno una puntata di Porta a Porta dedicata alla sentenza di condanna emessa il giorno prima contro Saddam Hussein, accusato di aver ordinato nel 1982 la distruzione del villaggio di Dujail, nel sud Iraq, come ritorsione per un attentato alla sua persona ivi compiuto, e di aver causato così la morte violenta di 148 cittadini iracheni di fede sciita.

Gli invitati a discutere il tema erano: dalla parte dei sostenitori di un’eventuale condanna a morte dell’ex raiss, Carlo Panella, giornalista de “Il Foglio” ed autore de “Il libro nero dei paesi islamici,” Roberto Castelli della Lega Nord e Margherita Boniver di Forza Italia, rispettivamente Ministro della Giustizia e Sottosegretario agli Esteri durante il governo Berlusconi, ed Edward Luttwak del Centro di studi strategici di Washington; dalla parte di chi, invece, ricusa la sentenza emessa a Baghdad, Lilli Gruber, eurodeputato dell’Ulivo, Marco Rizzo, eurodeputato Comunisti Italiani e Monsignor Philippe Najim, Procuratore della Chiesa Caldea in Vaticano.

Il titolo del post “Monsignor Najim, gli iracheni stanno rimpiangendo Saddam Hussein?”si riferisce ad una delle domande che sono state poste al prelato iracheno. Per leggere la trascrizione dei suoi interventi clicca qui sotto “Leggi tutto.”

Per motivi di spazio il contesto in cui sono state poste le domande e date le risposte è stato riassunto, così per motivi di scorrevolezza nella lettura le risposte sono state adattate nella forma [], l’intera puntata originale è però visionabile sul sito di RaiClick indicato nel campo link.

Bruno Vespa: “Cosa pensa, [Monsignor Najim] come cittadino iracheno, del processo, della condanna e della possibilità che Saddam venga impiccato?
Philippe Najim: “[Rispondo] come cittadino iracheno e come sacerdote. Un sacerdote cattolico rifiuta sempre la pena di morte perché i principi della chiesa cattolica rispettano l’essere umano. La vita è un dono di Dio ed [in quanto tale] va rispettata [per] la sua sacralità; [in questo senso quindi] la condanna è criticata e rifiutata dalla chiesa.”

Bruno Vespa: “Ma la condanna, indipendentemente dalla pena di morte, alla quale quasi tutti sono contrari, secondo Lei è giusta?”
Philippe Najim: “La condanna deve per prima cosa essere emessa da un tribunale ufficiale, nato da un governo che goda di potestà e sovranità sul popolo iracheno. Io non so[se] questo tribunale… anche i giudici dicono che questo tribunale è stato [creato] dal primo consiglio nazionale portato [in Iraq] dagli americani. Io non so determinare quale sia la legittimità di questo tribunale [ma] secondo il diritto internazionale in periodo di occupazione nessuno può costituire un tribunale.

Carlo Panella parla delle elezioni che si sono svolte in Iraq da lui definite “libere.”
Philippe Najim: “L’Iraq non è libero, come si fa considerare le elezioni libere? Non si possono tenere elezioni sotto occupazione, anche tutti gli uomini politici ed i partiti che esistono oggi in Iraq sono stati portati da fuori, dall’America. Nessun esponente politico oggi in Iraq è iracheno, [nel senso che] stava in Iraq.”
Carlo Panella: “Erano in esilio…”
Philippe Najim: “ No, non erano in esilio, si va in esilio quando si è espulsi dal governo, ma non era il loro caso. Non c’era un’opposizione interna che si è trasferita all’estero, ma solo un’opposizione nata all’estero. Non sono stati espulsi da Saddam Hussein o dal governo, [si tratta di] gente che lavorava per il governo e poi è andata all’estero.”

Bruno Vespa: Carlo Panella ha detto che nel governo [iracheno] sono rappresentate tutte le forza che per 30 anni hanno lottato contro Saddam Hussein. Secondo Lei questo è vero o falso?”
Philippe Najim: “Io ho vissuto per 30 anni fuori dall’Iraq e di conseguenza queste forze [di opposizione] le conoscevo perché erano a Londra, in Europa, America ed altrove. Noi iracheni che vivevamo all’estero non abbiamo mai visto un’opposizione, [un’opposizione] che combattesse contro un governo..
Bruno Vespa: “Non c’era opposizione a Saddam Hussein?”
Philippe Najim: “No, non c’era, io [stesso] ho vissuto con Ayad Allawi (ex premier del governo provvisorio iracheno, nota di Baghdadhope) a Londra. Sto parlando dell’opposizione all’estero, nata all’estero…
Carlo Panella: “Anche Bakir Al Hakim? Anche lo SCIRI? Anche Al DA’WAH?” (Panella si riferisce a politici e partiti che erano in Iraq durante il periodo di Saddam, - Bakir Al Hakim in effetti lasciò il paese nel 1980 e vi tornò nel 2003 - che gli si opponevano e che per questa ragione sono stati perseguitati, ad un’opposizione interna, quindi. Nota di Baghdadhope)
Philippe Najim: “Questi sono religiosi. Non possiamo mescolare la religione con la politica, l’errore fatto di mescolare religione e politica ha messo in imbarazzo il popolo iracheno.”

Bruno Vespa: “[Secondo lei] Saddam Hussein può essere detenuto in Iraq, come sarebbe giusto, senza che questo possa provocare di nuovo scontri armati e disordini tra quelli che lo vogliono liberare, un incremento, cioè, della guerra civile e quindi il contrario del processo di pacificazione?
Philippe Najim: “Da anni parlano di Saddam Hussein, della sua cattura, della sua condanna, del tribunale, eccetera, perché praticamente il tribunale ha emesso la sua condanna sulla questione di Dujail, [sul fatto] che lui ha ammazzato 180 persone. (la sentenza in realtà riguarda l’uccisione di 148 persone, nota di Baghdadhope) Noi sappiamo [però] che ogni giorno muoiono in Iraq più di 100 persone, [che] metà di Baghdad è caduta e non è nelle mani né del governo iracheno né degli americani. Prendiamo ad esempio Al Dora, [dove] abbiamo tre parrocchie chiuse e dove abbiamo chiuso anche il seminario perché nessuno può attraversare quella zona che è chiamata “la zona della morte.”
Bruno Vespa: “Ma da chi è controllata quella zona?”
Philippe Najim:”Da nessuno…”
Bruno Vespa: “Chi spara?”
Philippe Najim: “E’ controllata da sunniti, da sciiti, da terroristi, da banditi, da tutti…perché l’Iraq oggi ha di tutto. Per questa ragione, invece di parlare della condanna, [del fatto] che lui ha ammazzato 180 [persone] , o non [le] ha ammazzate, [perché non] condanniamo gli altri che hanno trasformato l’Iraq in quello che è oggi? Ma, [aggiungo,] in tutto questo il popolo iracheno dov’è? E’ stato sottoposto a 13 anni di embargo, un embargo totale su tutta la popolazione; l’Iraq praticamente è rimasto fuori dalla comunità internazionale, con nessuna connessione [con il resto] del mondo…
Bruno Vespa: “Nel 1990 c’è stata l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein. Le Nazioni Unite intervengono, lui molla il Kuwait, dopodiché si decide di non andare a Baghdad, di non cacciare Saddam Hussein…. A quel punto cosa avrebbe dovuto fare la comunità internazionale? Dire “Abbiamo scherzato?” Che cosa avrebbero dovuto fare?”
Philippe Najim: “Secondo me gli stati Uniti avevano degli interessi in Iraq perciò lo hanno mantenuto [l’embargo] per 13 anni, 13 anno in cui 5 milioni di persone sono emigrate, in cui sono morti 500.000 bambini secondo le statistiche delle Nazioni Unite. Perciò tutta la sofferenza è stata pagata dal popolo iracheno…
Roberto Castelli: “Le sanzioni sono state decise dalle Nazioni Unite, non dagli Stati Uniti….
Philippe Najim: “Ma gli Stati Uniti fanno parte del Consiglio di Sicurezza…”
Roberto Castelli: “Sono parte, [ma a decidere l’embargo] sono state le Nazioni Unite, c’è una bella differenza…”
Philippe Najim: “E come mai il Consiglio di Sicurezza, di cui fanno parte gli Stati Uniti, impone un embargo di 13 anni, e come mai da tre anni [lo stesso] popolo iracheno muore ogni giorno, e come mai i cervelli, dottori, ingegneri, ecc, sono stati uccisi? L’individuo iracheno non può usufruire del suo petrolio, della sua libertà, non può neanche uscire di casa. L’Iraq sta vivendo nel caos.


Roberto Castelli a proposito del fatto che il nord dell’Iraq, a gestione curda, è pacificato rispetto al resto del paese. “Sappiamo che l’Iraq è diviso in tre zone…”
Philippe Najim: “Chi ha diviso l’Iraq in tre zone?…”
Roberto Castelli: “Io sono federalista e sono quindi contento che i curdi non siano più perseguitati da Saddam Hussein…”
Philippe Najim: “E chi perseguita oggi gli iracheni? Cosa dice del genocidio del popolo iracheno?”
Roberto Castelli: “E’ un genocidio fatto dagli iracheni…”
Philippe Najim: “No, è stato portato dall’estero”
Roberto Castelli: “Monsignore, Lei può confermare che i cristiani stanno fuggendo tutti nella zona curda perché lì trovano rifugio, è vero o non è vero?”
Phlippe Najim: “No, non è vero. Ci sono dei villaggi cristiani ma al massimo le famiglie che sono andate nel nord dell’Iraq sono 500. I cristiani stanno fuggendo in Siria, in Giordania, in Grecia…”
Roberto Castelli: “Ed anche nel nord…”
Philippe Najim: “Solo 500 famiglie…”

Carlo Panella a proposito della violenza interetnica ed interreligiosa, ciò che egli definisce un problema interno alle società arabe in cui la componente fondamentalista è pericolosa. “In Iraq la guerra civile è sul punto di scoppiare ma è una guerra di iracheni contro iracheni, tanto è vero che il 90% delle vittime sono irachene…”
Philippe Najim: “Il popolo iracheno sta morendo a causa dei terroristi che avete portato voi. Voi avete trasformato l’Iraq in una piazza per i terroristi che prima non c’erano… non c’era mai stato conflitto tra musulmani e cristiani… era un popolo compatto…”
Carlo Panella: “20.000 cristiani ammazzati nel 1930 dai sunniti Padre….”
Philippe Najim: “Voi che avete invaso l’Iraq, voi!”
Roberto Castelli: “L’Italia non ha invaso l’Iraq e Lei dovrebbe chiedere scusa all’Italia, il paese che La ospita…”
Philippe Najim: “Questa è la Sua democrazia? La democrazia che vuole trasportare su di me? [impormi?] Questa è la vostra democrazia? Non posso esprimere la mia opinione? I soldati italiani che cosa facevano in Iraq? Chi deve essere condannato?

La discussione si anima e si incentra sul ruolo avuto dalle truppe italiane in Iraq
Philippe Najim: “L’ultima volta che sono stato a Baghdad, una settimana dopo la caduta di Saddam Hussein, ho visto l’ospedale italiano ed i medici che volevano aiutare il popolo iracheno, ma io parlo della sofferenza di un intero popolo. Chi è responsabile di questo? Chi deve essere condannato oggi?”

Carlo Panella: “22 soldati italiani sono morti per permettere agli iracheni di votare…”
Philippe Najim: “E gli iracheni muoiono per colpa di chi…?
Carlo Panella: “Per colpa di altri iracheni, di arabi...”
Philippe Najim: “Lasciate l’Iraq, andate via!”

Bruno Vespa a proposito della situazione di caos in Iraq. “Gli iracheni stanno rimpiangendo Saddam Hussein?”
Philippe Najim: “ Gli iracheni vogliono una vita dignitosa, vogliono essere rispettati, capiti…”
Bruno Vespa: “Gli iracheni stanno rimpiangendo Saddam Hussein?”
Philippe Najim: “Non lo so!”
Roberto Castelli: “Non ha detto di no però…”
Philippe Najim: “Ma Lei vuole provocarmi? Io non sono un uomo politico, sono solo un sacerdote che difende il popolo iracheno.”
Edward Luttwack: “Bisogna ricordare che in Iraq ci sono sunniti, sciiti e curdi, ma ci sono anche i turcomanni, i cristiani nestoriana, gli yezidi, e poi ci sono i cristiani cattolici di rito orientale, la chiesa cui appartiene Monsignor Najim. Questa chiesa era molto favorita da Saddam Hussein e mentre il regime massacrava i curdi e maltrattava i nestoriana favoriva la Chiesa Caldea, infatti Tareq Aziz, prima ministro degli esteri e poi vicepresidente aveva fatto costruire palazzi per sé e per i suoi figli. Non mi sorprende quindi che Monsignor Najim parli in questi termini…”
Bruno Vespa: “Edward Luttwak ha detto che la Chiesa Caldea era protetta da Saddam Hussein…
Philippe Najim: “Non era protetta da Saddam Hussein, [la chiesa caldea] viveva come tutti gli altri cristiani in Iraq solo che i caldei erano il 3% della popolazione e gli assiri (quelli che Luttwak chiama nestoriani, nota di Baghdadhope) erano solo l’1% perciò (?) la Chiesa Caldea non si è mai dedicata alla politica ma solo all’insegnamento ed alle libere professioni contribuendo allo sviluppo scientifico del paese. Non interveniva nella politica, né in quella di Saddam Hussein né in quella di prima (dei precedenti governi, nota di Baghdadhope) perciò era magari favorita dal governo in quel periodo.

Roberto Castelli a proposito del fatto che secondo lui gli italiani hanno contribuito allo sviluppo di Nassiryia e che sono proprio gli abitanti di quella provincia che stanno chiedendo agli italiani di rimanere ed aiutarli, e questo “forse non fa piacere a Monsignore…”
Philippe Najim: “Forse Lei non mi ha capito. L’ospedale italiano ha fatto del bene al popolo iracheno che non lo dimenticherà….”
Roberto Castelli: “ Quello di Baghdad o quello di Nassiriya?”
Philippe Najim: “Quello di Baghdad!”