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19 gennaio 2024

Nella Piana di Ninive in Iraq non c'è pace per i cristiani

Luca Geronico

«L’incendio del 27 settembre qui a Qaraqosh è stato peggio del Daesh. Almeno quella era una minaccia visibile: invece, adesso, la minaccia potrebbe nascondersi ovunque», constata amaramente padre Giorges Jahola, parroco della chiesa di San Giuseppe nella città cristiana nel cuore della Piana di Ninive. Una strage dal bilancio pesantissimo, avvenuta in circostanze a dir poco sospette, che ha risvegliato antichi timori nella comunità siro-cattolica che, dopo la fuga forzata dalla Piana di Ninive nel 2014 per l’invasione del Daesh, era tornata a vivere e lavorare nella città simbolo della presenza cristiana in Iraq.
«Un durissimo colpo quelle 133 persone morte nel rogo divampato all’improvviso nella sala per banchetti nuziali, come anche gli ustionati gravi che difficilmente si riprenderanno. Quasi metà della città, dati i legami di parentela qui molto stretti, ha avuto un morto o un ferito in quell’incidente», conferma padre Jahola.
Un lutto che ha attraversato tutto il periodo di Natale - celebrato a Qaraqosh senza luminarie e decorazioni per le strade - in un silenzio carico di dubbi e rabbia per un episodio che nessuno riesce a dimenticare. Le manifestazioni di solidarietà da tutto il Paese, la visita delle autorità e l’annuncio di una apertura di una inchiesta non hanno cambiato l’ormai abituale percezione della minoranza di vivere come in ostaggio, in una sorta di esilio procurato, pur abitando nella terra in cui risiedono da secoli come testimoniano gli antichi monasteri della “Piana dei cristiani”.
Disagio, insicurezza e rabbia. Addirittura, a fine autunno, è dovuto intervenire l’esercito per sedare le proteste della folla dei parenti delle vittime che avevano tentato di assaltare la casa di Samir Nappu, il proprietario del salone per banchetti andato a fuoco in un battibaleno: la velocità del propagarsi delle fiamme diffusesi subito in quasi tutta la sala, assieme alle testimonianze dei sopravvissuti che raccontavano come le luci fossero state spente all’improvviso e un misterioso furto delle memorie delle telecamere di sorveglianza hanno alimentato un vortice di sospetti su Nappu, arrestato subito dopo la tragedia. L’uomo, proprietario della struttura costruita abusivamente nel 2018, godeva da tempo di pessima reputazione: molto ricco e di famiglia cristiana, è ritenuto vicino alla Brigate Babylon, la milizia sciita riconosciuta dal governo e guidata da Rayan al-Caldani. Dopo la soppressione delle “Ninive protection unity” - le forze di polizia gestite dai cristiani – la milizia sta prendendo il controllo della regione a pochi chilometri dal Kurdistan iracheno, ma formalmente sotto il controllo del governo federale di Baghdad.
«A Qaraqosh è in atto una lotta strisciante per il comando: il governatore di Mosul ha chiesto che le milizie abbandonino la provincia, ma altre autorità si oppongono. La città ormai è spaccata in due: non sono pochi, anche fra i cristiani, quelli che si arruolano nelle Brigate Babylon pur di avere uno stipendio, mentre si vive in un crescente clima di intimidazione e nella paura di delazioni alle brigate», spiega il padre rogazionista Jalal Yako, ora in Italia ma originario di Qaraqosh. L’entusiasmo straripante della folla e le speranze di una riconciliazione sociale del 7 marzo 2021 quando Qaraqosh - in una città che aveva cominciato a rivivere e sembrava avviata alla completa ricostruzione - accolse nella cattedrale dell’Immacolata Concezione appena restaurata papa Francesco per la recita dell’Angelus, sono davvero lontani.
«Ora è tornata l’incertezza sul futuro dei cristiani” prosegue padre Jalal Yako che dal 2014 al 2017 visse nei campi profughi di Erbil assieme alla sua gente, tutti con la sola speranza di poter tornare un giorno nella loro terra riconquistata al Daesh. Un ritorno alla “terra promessa” che molti adesso vivono come una promessa tradita.
A maggior ragione dopo il viaggio di papa Francesco in Iraq tre anni fa, la “Preghiera dei Figli di Abramo” pronunciata davanti alla ziggurat di Ur e lo storico incontro a Najaf - un paio d’ore prima di quel 6 marzo 2021 - tra il 
Pontefice e il grande ayatollah Ali al-Sistani, leader degli sciiti iracheni.
Un sentimento di insicurezza e sfiducia nelle autorità civili che ha portato lo scorso luglio il cardinale Louis Sako, patriarca caldeo di Baghdad, a un gesto clamoroso. Dopo aver denunciato una «campagna deliberatamente umiliante» contro di lui, il cardinale iracheno ha abbandonato Baghdad per protesta contro la decisione del presidente della Repubblica Abdul Latif Rashid di annullare il decreto del 2013 dell’allora presidente Jalal Talabani che riconosceva Louis Sako come patriarca e guida della Chiesa caldea. Una rottura istituzionale che ha suscitato più di una perplessità fra i vescovi iracheni, ma che pare dettata più che da un contenzioso giuridico, dalla volontà di denunciare il sempre più ingombrante ruolo politico assunto da Rayan al-Kaldani che si è arrogato strumentalmente la rappresentanza politica dei cristiani. Uno scontro frontale tra il patriarca e il governo che non si è certo attenuato all’inizio di quest’anno.
«In Iraq non c’è strategia, sicurezza o stabilità economica, né sovranità ma piuttosto l’adozione di un duplice concetto di democrazia, costituzione, diritto e cittadinanza», spiega il cardinale Sako in un editoriale pubblicato sul sito del patriarcato. In una situazione di «totale o parziale marginalizzazione », afferma il patriarca ripercorrendo gli ultimi due decenni in Iraq, la «fragile componente cristiana» è stata bersaglio fin dal 2003 – anno della caduta del regime di Saddam Hussein – di rapimenti e assassini a scopo di estorsione e poi dello spostamento forzato da Mosul e dalla Piana di Ninive ad opera del Daesh: «Se non fosse stato per la generosa accoglienza del governo regionale del Kurdistan e per gli aiuti della Chiesa per la ricostruzione delle loro case dopo la liberazione, i cristiani sarebbero stati come la popolazione di Gaza, dato che il governo centrale non ha fatto nulla per loro».
Attacchi contro i cristiani che continuano tuttora prendendo di mira il loro lavoro, con la «confisca dello loro proprietà», oltre a casi di «conversioni forzate» o l’«islamizzazione dei minori». In questa situazione, il governo «non è serio nel fare giustizia per i cristiani». «Quali sono i risultati dell’inchiesta della tragedia al matrimonio di Qaraqosh che nessuno crede sia stato un incidente? Più di un milione di cristiani sono immigrati, molti di loro erano con un qualificati retroterra scientifici ed economici, ma a chi importa?», si chiede Sako. Il risultato è che nei mesi scorsi 100 famiglie cristiane sono emigrate da Qaraqosh, a cui si devono aggiungere in questo nuovo flusso migratorio dozzine di famiglie fuggite da altre città. Una crisi politica ma anche ecclesiale: dopo aver lavorato per stabilire «buone relazioni con gli sciiti e i sunniti», il leader della Chiesa caldea rivendica di aver «lavorato duramente per unificare» le diverse Chiese in Iraq e di aver preparato «iniziative e appelli per un amalgama», ma senza successo a causa della «inabilità di parte del clero di prendere tale decisione».
Inoltre, «la strumentalizzazione del movimento Babylon ha giocato un ruolo nell’intrappolare alcuni vescovi con il denaro, il potere, e la tentazione di leadership», afferma il patriarca. Le Brigate Babylon non sono riuscite a controllare la Chiesa caldea, assicura il cardinale Sako, ma hanno giocato un ruolo fondamentale nello spingere il presidente della Repubblica a ritirare il decreto che riconosceva i ruolo della Chiesa caldea: decisione definita un «assassinio morale». Sako, in questa Chiesa sotto scacco, indica tre gruppi di vescovi: gli indifferenti, i sottomessi alla Brigate Babylon – a cui la folla ha gridato: «traditore, traditore» – e, infine, i «pastori coraggiosi» che «non accettano ingiustizie e compromessi con la verità».
Una crisi che ha colpito anche la gente comune, poco addentro alle questioni politiche: «Come dice la Bibbia: percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Hanno colpito la spina dorsale di Qaraqosh», afferma padre Giorgio Jahola commentando la “cattività avignonese” ad Erbil del patriarca. «Quello che è in atto è un progetto di cambiamento demografico, come già avvenuto nella vicina Bartella dove adesso il 60% degli abitanti sono musulmani. Ma io me ne andrò da qui solo dopo che l’ultimo cristiano avrà abbandonato Qaraqosh».

Iraq: New catholic kindergarten is a "dream come true"

Amy Balog

Iraqi Christian parents have expressed great joy about the opening of a Catholic kindergarten in Erbil, kindling fresh hopes for the survival of the Church in a country where the faithful have endured so much suffering.
The new playschool was created as an extension to Mar Qardakh School in northern Iraq’s autonomous Kurdistan region with support from Catholic charity Aid to the Church in Need (ACN), which contributed £215,000 (€250,000) towards the project.
Erbil became home for more than 125,000 Christians fleeing persecution by Daesh (ISIS) after the extremists seized the Nineveh Plains in 2014.
Admissions at Mar Qardakh School – opened by the Chaldean Catholic Archdiocese of Erbil in 2011 – have been on the rise, with increasing demand for a new building as the number of kindergarten-age children has grown.
The establishment of the kindergarten will free up space in the original school building, enabling the institution to take in more primary and secondary school pupils.
The construction of the playschool was “a dream come true”, according to Farah, the mother of a girl aged five.
Luma, another mother with a four-year-old son, told ACN: “The sheer joy and relief it has brought to our community is huge.
“It’s evident in the eager footsteps of my son and others rushing into the kindergarten with real joy.”
Economic hardship and high unemployment have been afflicting Iraq’s Christians, and education is key to enabling them to remain in their ancestral homeland by helping them gain skills that can lead to stable employment.
In a country where the Christian minority faces frequent discrimination and is often treated as second-class citizens, many parents wish to send their children to a school with a Catholic ethos.
Mar Qardakh School teaches pupils to live a Christ-centred life, equipping them to spread the Word of God and raise their own future children in the Faith.
Luma said: “It is wonderful to witness the dedicated teachers, their faces lighting up as they receive my child and other children.
“I know they will ensure that my son’s journey in the kindergarten will be filled with joy, learning and love.
“Thank you Aid to the Church in Need!”

With thanks to Conn McNally

Card. Sako: da Gaza ai missili iraniani su Erbil, in fiamme tutto il Medio oriente

Dario Salvi
17 gennaio 2024

Un attacco “sconsiderato e irresponsabile” che colpisce un Paese, l’Iraq, “spaccato” e che guarda con incertezza al futuro, mentre la gente è “stanca e delusa”. È quanto racconta ad AsiaNews il patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, commentando l’operazione militare a colpi di missili e droni dell’Iran nel nord, nella regione autonoma del Kurdistan, che ha causato diverse vittime fra le quali anche un importante esponente della comunità cristiana. Sono violenze “in atto da tempo”, prosegue il porporato, “che non hanno senso e che non conducono ad alcun risultato se non ad alimentare una situazione di tensione. Non cambiano la realtà, ma la complicano” e si fa sempre più fragile il cammino “del dialogo e della diplomazia” ormai soffocato dal “rumore assordante delle armi”. “Ogni guerra - avverte - comporta una tragedia umana scioccante e la responsabilità è dei Paesi leader . Tutti i capi devono superare la catena di divisioni, della vendetta, della violenza, dei conflitti e delle guerre”.
Nell’attacco sferrato dalla Repubblica islamica oltre-confine in Iraq, nell’area a maggioranza curda, si registra anche un morto cristiano: si tratta di Mikhail Sridar, membro di una famiglia “autorevole e rispettata” originaria di Mosul, che si era affermato negli anni creando affari da Londra agli Emirati Arabi Uniti. “Cristiani, musulmani - sottolinea il patriarca caldeo - noi non vogliamo fare distinzioni: qui vengono colpiti uomini e donne, fratelli e sorelle che perdono la vita” senza una ragione. “Non sappiamo cosa avessero in mente quelli che hanno attaccato - prosegue - ma ciò che resta sul terreno sono i morti”.
Focolai di tensione che si sommano ai ripetuti raid in atto da tempo della Turchia nel Kurdistan iracheno e che preoccupano lo stesso papa Francesco che oggi, all’udienza del mercoledì, ha espresso “vicinanza e solidarietà alle vittime civili” a Erbil. “Le buone relazioni tra vicini non si costruiscono con simili azioni - ha proseguito il pontefice - ma con il dialogo e la collaborazione. A tutti chiedo di evitare ogni passo che aumenti la tensione in Medio oriente e negli altri scenari di guerra”. Parole di pace e di buon senso, ma che rischiano di perdersi nel frastuono causato dalle bombe e dai missili che, da Gaza al Libano, dalla Siria allo Yemen stanno rendendo la regione un territorio sempre più precario e insicuro.
Questi fronti, riprende il card. Sako, “possono allargare la guerra ed è terribile”. “Quasi ogni giorno si verificano attacchi, mentre la politica internazionale manca di serietà e non riesce a trovare soluzioni. Osservano da fuori - accusa - ma non sanno mettere in campo azioni chiare e forti per risolvere questi problemi in Medio oriente, come sta avvenendo per il conflitto fra Russia e Ucraina. E questo potrebbe legittimare altri attacchi di nazioni più forti verso realtà più piccole”. “Anche gli Stati Uniti - spiega il porporato - parlano di democrazia, ma dove si trova questa democrazia? Ciascun Paese persegue il proprio interesse, certo non i diritti dell’uomo”. E anche il ruolo dei saggi del mondo, dei capi religiosi - conclude - è ormai fatto “solo di discorsi” contro le guerre, ma mancano di azioni concrete “per rispettare la vita e i diritti degli altri” mentre si fa sempre più elevato “il rischio di una guerra dalla connotazione anche religiosa fra ebrei e musulmani, con il coinvolgimento dei cristiani orientali”.
Intanto Teheran ha dichiarato che il lancio di missili contro Erbil (e Idlib in Siria) non è legato alla guerra a Gaza, ma l’influsso è innegabile e non è passata inosservata la distanza tra la provincia siriana colpita, che è la stessa che separa il confine iraniano da Tel Aviv. Resta il fatto che nella (presunta) operazione contro “una base segreta del Mossad israeliano” - come da nota ufficiale iraniana - siano in realtà morti cinque civili curdi, compresa una bambina, e un cristiano.
“Sono attacchi - spiega ad AsiaNews l’ex parlamentare cristiano Yonadam Kanna, leader e fondatore dell’Assyrian Democratic Movement - che violano la sovranità irachena” anche se è responsabilità dell’Iraq operare per “fermare ogni minaccia verso Iran e Turchia”. “Le forze turche - prosegue il leader cristiano - stanno combattendo il Pkk su montagne lontane dalle città”, ma la minaccia è “reale” per gli abitanti dei villaggi “costretti ad abbandonarli e fuggire”. Diversamente, i bersagli iraniani “sono nelle città o vicino a esse” ma come ha precisato un consigliere iracheno per la sicurezza nazionale “non vi è alcun centro del Mossad” nell’area colpita a Erbil. Ecco perché l’attacco, prosegue, potrebbe essere letto come “una sorta di pressione sulle autorità” del Kurdistan, mentre non vi sarebbero legami con Gaza. Quello che è certo “tutti gli iracheni soffrono per la corruzione, la mancanza di servizi pubblici, di lavoro, e non hanno fiducia nel futuro”. E in questo quadro, conclude l’ex parlamentare, i cristiani “soffrono molto di più per politiche discriminatorie e problemi legislativi [come la legge elettorale che svuota la rappresentatività] che aumentano il livello di povertà e spingono all’emigrazione”.
Infine, per l’Iran si apre anche un fronte sud-orientale in seguito ad un attacco a colpi di missili e droni in territorio pakistano che il governo di Islamabad ha definito “illegali” e nel quale sarebbero morti “almeno due” bambini, feriti altri tre. La Repubblica islamica avrebbe preso di mira due basi del gruppo jihadista Jaish ul-Adl, legato ad al-Qaeda, ma le vittime civili rischiano di innescare una nuova escalation in un quadro già segnato da gravi conflitti e profonde spaccature. In quest’ottica si legge il monito alla “moderazione” inviato da Pechino all’indirizzo di Teheran e Islamabad, con la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning che chiede di “evitare azioni che potrebbero portare a un’escalation” lavorando “assieme” per mantenere “la pace e la stabilità”. Sia la Repubblica islamica che il Pakistan sono alleati di Pechino e membri della Sco, l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai di cui è leader la Cina. Per Islamabad l’attacco è un atto “totalmente inaccettabile” perché slegato da “provocazioni” provenienti dal proprio territorio. Di contro, Teheran si è affrettata a sottolineare il rispetto dell’integrità degli altri Paesi, anche di Iraq e Pakistan, ma aggiunge di essere pronta a reagire a qualsiasi minaccia proveniente dall’esterno.

16 gennaio 2024

WCC continues to promote inclusive citizenship in Iraq

January 15, 2024

From 11-16 December 2023, Carla Khijoyan, WCC programme executive for the Middle East, visited Iraq for consultations with church and government leaders. The visit aimed at preparing the next phase of collaboration, focusing on freedom of religion and belief in Iraq.
Key meetings in Bagdad, Erbil, Dehuk, and Mosul centered on the Christian community's wellbeing, addressing needs for security, economic rights, and a dignified future for youth. Discussions with His Holiness Mar Awa III and His Beatitude Patriarch Sako highlighted the challenges facing the Christian community, emphasizing the need for strengthened ecumenical relations and unified responses to these challenges.
Signs of hope were evident in the returning families to the Nineveh plains, rebuilding their lives and communities with the church's diaconal mission at the forefront. The church's role extends beyond physical reconstruction to providing spiritual, social, and psychological support.
In Bagdad, the delegation met with H.E. Mohsen Mandalawi, vice-speaker of the House, who affirmed the Iraqi government's commitment to inclusive legislation ensuring justice and equal citizenship. The national security adviser, H.E. Kassem al Araji, praised the WCC's contributions to social cohesion and expressed interest in continued collaboration for inclusive citizenship.
Additionally, the visit to the Directorate of Educational Curriculum in Erbil revealed progress in educational reforms, with new curricula reflecting Iraq's diverse heritage. Meetings with tribal leaders further underscored the Iraqi values of respect, solidarity, and fraternity.
The WCC, moving forward into 2024, has outlined a strategic plan to continue its impactful work in the region, promoting peace, justice, and inclusive citizenship.

Il peggio che è accaduto ai cristiani iracheni negli ultimi vent’anni

16 gennaio 2024

Cardinale Louis Raphael Sako

Le osservazioni che seguono non hanno altro scopo che quello di contribuire alla comprensione dell’attuale realtà accumulata, e di sollecitare una saggia e attenta revisione da parte di tutti per trovare chiare soluzioni pratiche per il bene comune, soprattutto per proteggere i cristiani e le minoranze.
Questa terra, prima che i musulmani vi arrivassero dalla penisola araba a metà del VII secolo, era cristiana e ricca di monasteri, chiese e scuole, (vedi il libro di Muhammad Said al-Tarihi , Monasteri e luoghi cristiani a Kufa e dintorni, Beirut 1981).
I cristiani accolsero i musulmani e aprirono le loro scuole, i centri culturali e gli ospedali. Tradussero le scienze greche in siriaco nella “Casa della Saggezza” e le esportarono in Occidente. Così pure sottolineo il ruolo influente dei ministri cristiani precedenti, di medici e farmacisti, economisti e giuristi, scrittori, artisti, musicisti, ingegneri, storici, linguisti, archeologi e operatori turistici (alberghi e ristoranti), nonché abili costruttori che hanno costruito molte moschee musulmane, soprattutto a Mossul.
I musulmani ripetono spesso alle orecchie dei cristiani: “Voi siete rose e sale della terra” e l’elogio del Corano per loro: “Troverai che quelli che sono vicini per affetto a quelli che hanno creduto sono coloro che dicono “noi siamo Cristiani” (Surah al Maeda 82), nei loro cuori “c’è compassione e misericordia” (Surah al Hadid 27), E il riflesso di questo rispetto e onore per loro. Non sarebbe forse più degno di conservare questo “tesoro” e di non sprecarlo! califfi discutevano i problemi della gente e li risolvevano davanti alle loro case, nella moschea o nella pubblica piazza secondo una legge consuetudinaria che era stata trasmessa, e in un modo tipico per ottenere giustizia! Quanto siamo lontani da questo modello!
La storia di un paese inizia quando ottiene la libertà e l’indipendenza sul suo territorio. Quando approva la propria “costituzione”, le proprie leggi, il rispetto delle norme di giustizia e i diritti del’uomo e le liberta. Queste sono regole fondamentali per una società armoniosa con pieni diritti di cittadinanza.

L’amaro presente e l’incerto futuro
I cristiani hanno pagato un prezzo pesante negli ultimi vent’anni. I loro dolori rimarranno vivi nella loro memoria per molti anni.
1. Nei mesi di giugno e agosto 2014, elementi dell’ISIS hanno sfollato 120.000 cristiani da Mossul e dalle città della Piana di Ninive. Nei tre anni della catastrofe e dopo la liberazione, la Chiesa rimase sola con loro e con molte famiglie musulmane, e fornì loro aiuto e continua a farlo.Dopo la liberazione in 2017, ha riparato le case, le scuole e le chiese, mentre il governo centrale non ha offerto loro nulla, anzi li ha lasciati davanti alla scelta di emigrare o affrontare il loro destino come se fossero estranei al paese.
2. Rapimenti, uccisioni e riscatti, tra cui religiosi, incitamento all’odio, casi di cambiamento religioso forzato, il sequestro delle loro risorse, case e proprietà, e il controllo di milizie armate (in particolare la milizia Babylon) sulle loro città nella piana di Ninive e il loro dominio su di esse per guadagni materiali e politici, che hanno fatto sì che un certo numero dei residenti sfollati si rifiutasse di tornare alle loro case, preferendo rimanere nella regione del Kurdistan!
3. La milizia “Babylon”. È un peccato che i governi che si sono succeduti abbiano abbandonato i cristiani a causa della competizione per i “seggi”, le “quote”, i benefici privati e la corruzione dilagante, e abbiano praticamente e polticamente consegnato gli affari e le capacità dei cristiani alla milizia “Babylon sostenuti da esso e da altri in modo che loro potessero essere soli.
Alcuni funzionari sostengono che il conflitto è cristiano-cristiano, è un discorso vuoto. Il conflitto è tra la milizia Babylon, appartenente alla Mobilitazione Popolare militare, guidata dal cosiddetto Rayan, che si dichiara cristiano e caldeo, ma è completamente lontano dalla vera morale cristiana, e la sua abitudine di falsificare i fatti e le sue bugie sono infinite. Se una persona perde la sua morale, perde se stesso.
È un vero peccato che ” Rayan” sia riuscito, con mezzi maligni, a guadagnarsi la lealtà di alcuni chierici con privilegi finanziari, per trasformare il conflitto tra lui e la Chiesa caldea in un conflitto interno tra le chiese, ma ciò non è possibile, perché la Chiesa caldea è consciente di questo anche la maggior parte delle chiese. I cristiani lo respingono, si rifiutano di averlo come loro tutore, e sono risoluti di fronte a lui. I fedeli cristiani distinguono le persone oneste dagli opportunisti, cioè il “buon pastore dal mercenario” (Gv 10,11-12), e non ascoltano coloro che lo seguono! Questi esempi rimangono nella memoria delle persone.
4. Ritiro dei decreti. La decisione del Presidente della Repubblica, Dr. Abdul Latif Rashid, di ritirare il Decreto (147) dal Capo della Chiesa Caldea sotto la pressione del capo del ” Babylon” e dei suoi quattro deputati, e poi dal resto dei vescovi che prendevano di mira i cristiani, sebbene Sua Eccellenza fosse obbligato a rispettare questi decreti storici che hanno ottenuto legittimità, anche se non li aveva emanati? Questa decisione affrettata e senza precedenti da parte del Presidente della Repubblica non poteva essere immaginata!
5. Come non pensare ai gemiti del matrimonio di Qaraqosh (settembre 2023), come la gioia si sia trasformata in funerale e la vita in morte (133 morti e un numero di feriti), e ancora a ripetere che l’incidente è avvenuto per caso!
Qui mi chiedo: Chi ha chiuso gli occhi con una manciata di soldi non dovrebbe riconsiderare tutto con senso critico?
Questi attacchi “pubblici” e altri hanno causato lo sfollamento di oltre un milione di cristiani. La maggior parte di loro sono il fior fiore intellettuale, economico e qualificato, e l’emorragia dell’emigrazione continua, e potrebbe svuotare il paese di loro e delle minoranze in pochi anni!

Posizione del governo e soluzione
Una questione di tale gravità e importanza obbliga l’attuale governo ad assumersi la sua responsabilità nazionale e legale adottando misure pratiche e chiare per rendere giustizia ai cristiani, salvarli, affrontare la loro situazione con fermezza, recuperare le loro proprietà usurpate, condurre un’indagine con gli abusatori commisurata alla punizione con l’abuso e compensare con l’entità del danno, e rassicurarli di un futuro migliore in una vita dignitosa e sicura sulla loro terra!
Il primo provvedimento è quello di ritirare le milizie, soprattutto Babylon, della Piana di Ninive e sostituirle con la polizia federale. Questo è ciò che ho chiesto al governo precedente e i vescovi della Piana di Ninive hanno chiesto all’attuale governo. Questa procedura è l’inizio della soluzione. Che la milizia “Babylon” si dedichi a lavorare sotto il controllo della Mobilitazione Popolare militare e obbedisca agli ordini del Comandante in Capo delle Forze Armate, e lasci che le questioni cristiane siano ai cristiani e allo Stato per risolverle attraverso il dialogo e la collaborazione con buona volontà e non con l’esclusione!
Nonostante tutta questa ingiustizia e questo dolore, i cristiani hanno ancora la speranza che l’ingiustizia, la corruzione e la menzogna non prevalgano, ma che prevalga la verità, l’onesta e la giustizia, e che il sole sorga di nuovo e torni la pace e la sicurezza nel nostro paese, e le persone godano del bene.
Da parte nostra, non cederemo al male, né perderemo la speranza, perché alla fine arriva il “giudizio di Dio”, il vero garante della verità, quando la giustizia degli uomini è incapace!

13 gennaio 2024

Card. Sako: una ‘unità di crisi’ contro l’esodo cristiani iracheni e la divisione fra Chiese

11 gennaio 2023

I cristiani iracheni “stanno fuggendo” dal loro Paese e molti fra loro appartengono alla “fascia produttiva” o i settori “più istruiti” della popolazione (anche) a causa delle “divisioni” fra le Chiese, incapaci sinora di attuare politiche e iniziative forti e unitarie per dar loro un futuro.
A lanciare il j’accuse è il patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, in un lungo messaggio ai fedeli in Iraq e nel mondo pubblicato sul sito del patriarcato e inviato per conoscenza ad AsiaNews.
Dalla sede provvisoria di Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove il porporato si è ritirato fino a che non verrà risolta la controversia legata al decreto presidenziale fonte di scontro e ulteriore divisione, egli rinnova l’appello ad un impegno comune ed evoca la creazione di una “unità di crisi”.
In Iraq, osserva il primate caldeo, “non vi è strategia, sicurezza o stabilità economica”, manca la “sovranità” e vi è una “duplice” applicazione dei concetti di democrazia, libertà, costituzione, diritto e cittadinanza da parte di chi dovrebbe essere al servizio del Paese e dei suoi abitanti. In questo modo si sono “indebolite” le istituzioni e si è registrato un “declino” nella morale e nei valori, sono peggiorati i servizi, la sanità e l’istruzione, oltre a una “diffusa corruzione” e una “crescente disoccupazione” sommate ad un analfabetismo di ritorno.
In questo quadro la componente cristiana, già ai margini, è diventata ancora più fragile ed è stata oggetto di rapimenti, uccisioni iniziate nel 2003 con l’invasione Usa e culminate negli anni di dominio dello Stato islamico (Isis), con la grande fuga da Mosul e dalla piana di Ninive. Egli ringrazia il governo regionale del Kurdistan per l’accoglienza e sottolinea una volta di più il grande impegno profuso dalla Chiesa “per la ricostruzione” di case e attività dopo la liberazione. In caso contrario, avverte, avrebbero fatto “la stessa fine dei palestinesi a Gaza” dimenticati ed emarginati, perché il governo centrale a Baghdad “non ha fatto nulla per loro”.
Ciononostante, gli attacchi ai cristiani continuano ancora oggi con la perdita di lavoro, il sequestro di proprietà, conversioni forzate da parte dell’Isis o altri gruppi, islamizzazione di minori, diritti negati. Dietro questa politica, avverte, vi è il tentativo “deliberato” di “cancellare” il loro patrimonio, la storia, il lascito a livello di fede. Un’atmosfera di odio alimentata anche da leader religiosi (musulmani), che vietano gli auguri di Natale ai cristiani, anche se nel Corano Gesù Cristo viene celebrato e onorato. Ma quello che colpisce di più, prosegue, è l’inerzia di governo e magistratura sulla tragedia al matrimonio cristiano a Qaraqosh, nel settembre scorso, con oltre un centinaio di vittime: nulla è stato fatto sinora, le indagini latitano e i responsabili restano impuniti.
L’emergenza è confermata dai numeri, come rivela lo stesso patriarca: negli ultimi 20 anni oltre un milione di cristiani (su un totale di meno di 1,5 milioni) sono fuggiti. Solo nelle ultime settimane “oltre 100 famiglie hanno lasciato Qaraqosh e sono emigrate”, andando ad aggiungersi a “decine di famiglie da altre città” fuggite per il futuro incerto e mesi di stipendi non pagati. 
E la vicenda stessa del “Movimento Babilonia” che ha tramato alle spalle del card. Sako mostra come “i partiti cristiani sono divisi e alla perenne ricerca di potere e denaro”. “Allo stesso modo, i cristiani all’estero - attacca - non sono riusciti a creare una lobby” per sostenere chi è rimasto “a causa del loro fanatismo” e qualcuno scrive “articoli distruttivi” che poi pubblica “sui social media”.
Non solo i partiti, prosegue il porporato, ma persino all’interno della Chiesa vi sono profonde divisioni che rischiano di vanificare le buone relazioni con sunniti e sciiti e “il rispetto reciproco” lascito della visita di papa Francesco in Iraq nel marzo 2021. Ecco perché “i partiti e le Chiese cristiane devono unirsi: senza unità, il Paese sarà svuotato della sua componente indigena” che è anche espressione “massima della sua antica civilizzazione”.
Per farlo servono personalità ecclesiastiche autorevole e degne di rispetto, che rappresentano “la speranza della Chiesa: mi riferisco con orgoglio alla maggior parte dei vescovi della Chiesa caldea e ai vescovi Nicodemus Sharaf Dauod per la Chiesa siro-ortodossa, Benedict Younan Hannu per la Chiesa siro-cattolica, Elia Isaac per la Chiesa assira d’Oriente, Ghattas Hazim per la Chiesa greco-ortodossa e Farouk Hammo, capo della Chiesa evangelica”.
“Spero che questa squadra - conclude il cardinale - formi con la Chiesa caldea una ‘unità di crisi’ per affrontare le sfide e tutelare i cristiani rimasti”.

Iraqi Christians Towards Immigration

January 10, 2023

Cardinal Louis Raphael Sako

In Iraq, there is no strategy, security, or economic stability, nor the sovereignty, but rather an adoption of dual concepts of democracy, freedom, constitution, law and citizenship, practiced by those who swore an oath to preserve it for all Iraqis. As a result, the performance of state institutions has been weakened; a decline in moral and national values; deterioration of services, health and education; a wide spread of corruption; as well as the increase in unemployed people including graduates and a phenomenal illiteracy.
I am wondering, how can these officials pray and sleep while a large number of their citizens are groaning from hunger, poverty and diseases?
Due to total or partial marginalization the fragile Christian component suffered painfully from kidnapping and killing of a group of people for ransom since 2003, followed by facing the Islamic State (ISIS) displacement from Mosul and the towns of the Nineveh Plain. If it had not been for the Kurdistan Regional Government’s grateful reception of them, and the Church’s aid in reconstructing their homes after liberation, they would have been same as people of Gaza in Palestine, knowing that the central government did not provide anything for them.
Attacks on Christians are still continuing: on their skills, their jobs, the seizure of their properties (we have documented examples), cases of forced conversion of their religion by ISIS or others, the Islamization of minors, failure to preserve their rights, an attempt to deliberately erase their heritage, history, religious legacy, expressions of hatred in some religious discourses as well as in education books, for example: Some clerics forbade congratulating Christians on Christmas, while the Holy Qur’an considers Jesus Christ “ he will be honorable in this world and in the Hereafter” (Al Imran /45), Also in another verse: “made her and her son a Sign to the whole world” (Al-Anbiya’/91).
The government is not serious about doing justice to Christians. They keep saying pretty words without action.
What happened to the case of murdering (Samer Salah Al-Din) a young Christian man in the Al-Amin neighborhood in Baghdad and also murdering (Dr. Hisham Miskouni, his wife Dr. Shatha Malek, and her mother Khairiya Daoud) a Christian family in March 2018?
What is the investigation result of Qaraqosh wedding tragedy (September 2023), which no one believes that it was an incident?
More than a million Christians have immigrated, most of them were with qualified scientific, economic and skilled background, but who cares?
The state of instability and lack of equity has renewed the flow of migration: 100 families from Qaraqosh immigrated in the past months, in addition to dozens of families from other cities, such as the town of Ankawa in the Kurdistan region, due to anxiety about the future and the failure to pay salaries for months?

Christian Parties are Divided
Most of them are looking for power and money, and whoever reaches a position devotes his effort to preserving his benefits, whether he is a minister, advisor, or representative, as does the “Babylon” movement, which stole the quota with money and intimidation, despite our demand to limit the vote to the Christian component in choosing its representatives?
All this while the central government is silent despite the lies of Babylon’s electronic armies and their endless fabricated rumors, and if we criticize them, they file complaints in the courts on charges of slander, while they continue with their slander, and I did not file a complaint against them out of respect for my spiritual standing.
Likewise, Christians abroad were not successful in creating a lobby to stand alongside Christians at home, due to their national, tribal, and rural fanaticism. Moreover, some of them started writing destructive articles and publishing them on social media.

The Church is Divided
The Chaldean Church sensed the fragile situation of Iraqi Christian from the beginning (please see my installation installation speech on March 16, 2013) and tried to establish good relations with Shiite and Sunni authorities in addition to government officials. Hence, gained a reciprocal respect, especially after the visit of Pope Francis to Iraq on March 5-8, 2021. Also, worked hard to unify the position and discourse of the Churches by presenting sincere initiatives and calls for amalgamation, but no success unfortunately, due to the inability of some clergy to make such decision, and also the exploitation of Babylon movement played a role in trapping some bishops by money, power, and leadership temptation.
Babylon movement did not succeed in “controlling” the Chaldean Church, then tried to attack its credibility and integrity.
When all their effort failed, Babylon movement pressured the President of the Republic to withdraw decree (147) from its supreme leader, then four months later from the bishops of other Churches.
This kind of action is actually “moral assassination” that will be immortalized in modern history.

Heads of Churches
Group One

He does not think, analyze, or move. The job does not concern them, as if everything is “passing by”. They adhere to traditional authority and ritual practice. So their role is not consistent with the current culture and does not affect people’s lives.

Group Two

Submissive, his vision was blinded by money, so he handed over his abilities to a “Babylon militia” that showered him with money and freeze his will. They are exposed and known, especially when the crowed of faithful have shouted, “Traitor, traitor”? There are also those who monitor developments and compromise, stating that “I am neither with this party nor with that?

Group Three

Bright signs, strong personalities, and brave shepherds who deliver the message faithfully. They do not accept injustice and compromise on the truth. Their words are direct and strict. They defend citizenship, rights and a decent life. They have popular reputation, and are respected by the members of their Churches. They represent the “hope of the Church”.
I refer here with pride to most of the bishops of the Chaldean Church, and the venerable bishops: Nicodemus Sharaf Dauod for the Syriac Orthodox Church, Benedict Younan Hannu for the Syriac Catholic Church, Elia Isaac for the Assyrian Church of the East, Ghattas Hazim for the Greek Orthodox Church, and Farouk Hammo, head of the Evangelical Church. All together constitute 90%.
I hope that this team will form with the Chaldean Church a “crisis task force” to confront the challenges and preserve the remaining Christians.
Christians need real and honest allies from inside and outside to change the situation for the better and to publicly demand their rights in the media and international forums with firm faith, patience, and wisdom.
The Christian parties and Churches must unite, without unity, the country will be emptied of its indigenous component and the leader of its ancient civilization. We were waiting for the papal nuncio to play a positive role in bringing the Churches together. However, he did not try to understand the Eastern mentality and the culture of the country, therefore, remained wandering between his diplomatic and ecclesiastical duties.

National Aspirations
Iraqis of all stripes aspire to true national reconciliation, rejection of conflicts, and building of a strong civil state, a state of law and institutions, a state run by competencies and not partisan quotas, a state that preserves national unity and coexistence among all components of the religious, sectarian and national society, a state that seeks to establish peace. Stability, security and decent living.
According to all religious and moral values, there is no shame in admitting our mistake, apologizing for it, and addressing it. I hope everyone will be able to examine his thoughts, deeds and conscience before God, since Iraqis and Christians deserve the best.

A Supplication
O Lord, grant our Government Officials wisdom of dialogue, common good in defending poor people, and suppressing all forms of conflict and war
Bless all those who seek to spread fraternity, love and peace

8 gennaio 2024

I villaggi cristiani del Kurdistan: 'Sempre più civili bombardati dai turchi'

5 gennaio 2024

“Ogni giorno l’aviazione turca bombarda le nostre montagne e prende di mira i nostri villaggi”. Lo racconta ad AsiaNews dalle montagne del Kurdistan iracheno p. Samir Youssef, parroco del villaggio di Enishke, nella diocesi di Amadiya.
P. Samir conferma l’intensità della nuova attacchi che - dallo scorso 23 dicembre, in risposta a un attentato del Pkk e approfittando dell’attenzione internazionale concentrata su Gaza - l’esercito turco sta portando avanti contro le regioni controllate dai curdi nelle zone più vicine ai propri confini in Iraq e in Sira.
”Ieri mattina i turchi hanno colpito vicino alla casa di una famiglia cristiana - racconta p. Samir - un attacco che ha causato grande paura fra tutti gli abitanti dei nostri villaggi. Hanno bombardato tante volte in questi ultimi giorni, anche in altri villaggi in cui io sono parroco. Hanno colpito molto vicino a me, vicino alla mia chiesa, è stato un bombardamento molto forte, due o tre missili, uno di questi è caduto vicino a una casa di una famiglia cristiana. Ho parlato anche con il nunzio apostolico a Baghdad di questo bombardamento chiedendogli di inviare un messaggio all’ambasciatore turco. È importante raccontare e denunciare, perché stanno arrivando a colpire sempre più vicino a noi, nel mirino ci sono sempre di più i civili”.
“Erano seduti qui in una stanza – racconta ancora il parroco di Enishke - il padre e la madre: i vetri della casa sono andati distrutti, causando un profondo shock fra le famiglie della zona. Pezzi di missile sono entrati in casa: dalle finestre distrutte anche i bambini della famiglia sono stati investiti di striscio dai frammenti. In queste settimane hanno colpito più volte nell’area in cui vivono queste famiglie, che ormai vivono nella paura per il ripetersi di questi bombardamenti”.
Nei giorni scorsi dal vicino nord-est della Siria era stato l’arcivescovo siro-ortodosso di Jazira ed Eufrate mar Maurice Amsih a denunciare i bombardamenti turchi che colpiscono pesantemente i civili. Dalla sua Chiesa che comprende province di Hassaké e Deir-El-Zor, le aveva definite operazioni “prive di umanità e che violano le carte e i trattati internazionali”.

Iraq: card. Sako (Baghdad), l’augurio per “un anno di pace, stabilità, tolleranza, solidarietà e sicurezza”

2 gennaio 2024

Un anno di pace, stabilità, tolleranza, solidarietà e sicurezza: è l’augurio del patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, per il nuovo anno.
“Un annoscrivein cui i cuori e le anime sono inondati dai valori della tolleranza, dell’amore e della compassione. Un anno in cui si approfondiscono i legami di fratellanza, solidarietà e cooperazione tra tutti i gruppi. Un anno pieno di salute, sicurezza, felicità e gioia. Un anno in cui i valori della verità, del rispetto del diritto e della giustizia sono radicati e i diritti di ogni essere umano sono preservati”.
La preghiera del porporato è stata rivolta a Terra Santa, Ucraina e Russia, Iraq, Siria, Libano, Yemen e Sudan.
Che sia un anno “libero dall’odio, dall’ingiustizia, dalla corruzione, dall’ipocrisia, dalla doppiezza, dall’orrore dei conflitti e delle guerre che distruggono tutto”.
Al clero e ai vescovi il patriarca raccomanda di svolgere “il coraggioso ruolo profetico in difesa degli oppressi” e di “rivedere onestamente le nostre posizioni e rinnovare la nostra promessa di fedeltà per servirci in modo trasparente, imparziale e donando noi stessi sull’esempio di Cristo”.
L’invito finale di Mar Sako è di essere tutti “determinati a costruire un futuro migliore per noi, per la nostra gente e per il mondo”.