"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

16 novembre 2018

Ninive, centinaia di case espropriate ai cristiani

“Il dato sui numeri è incerto, ma il fenomeno è reale e grave. Da tempo case e proprietà cristiane sono vittime di espropri o occupazioni illegali è questo è ingiusto”, perché si va a sommare “alla tragedia” della fuga o dell’emigrazione che hanno dovuto subire.
È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Shlemon Audish Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad e braccio destro del patriarca caldeo, commentando l’inchiesta del network irakeno al-Sumaria Tv che denuncia la sottrazione illegale di almeno 350 abitazioni appartenenti a cristiani.
Gli espropri forzati o l’occupazione abusiva sono concentrati nella piana di Ninive, dove in passato migliaia di famiglie sono dovute fuggire in seguito all’avanzata dello Stato islamico (SI, ex Isis). “La Chiesa ha cercato e cerca di affrontare il problema - aggiunge il prelato - nel tentativo di ottenere la restituzione di case e proprietà ai cristiani. In alcuni casi il nostro intervento ha portato alla restituzione degli immobili, in altri non vi è stato nulla da fare. Ci siamo scontrati contro il malaffare di ‘signorotti e potenti locali’ di questo tempo”.
Secondo quanto emerge dall’inchiesta, nella piana di Ninive vi è “il più alto numero di crimini” contro beni cristiani, in particolare le case private. Delinquenti e truffatori hanno approfittato dell’assenza dei legittimi proprietari per impossessarsi degli immobili, falsificando i documenti per rendere difficile il loro recupero. E la componente cristiana della zona è quella finita “più delle altre nel mirino”. 
Una fonte citata nell’inchiesta afferma che “circa 100 proprietà sono state trasferite a persone con nomi falsi”. A queste si aggiungono “decine di proprietà in altre città che sono state sottratte da personalità influenti o capi locali e che non sono più state restituite ai legittimi proprietari”. Il governo si sarebbe attivato per contrastare il fenomeno, interrompendo la compravenda e l’acquisto di beni e proprietà cristiane a Baghdad, Kirkuk, Ninive e a Bassora, nel sud.
Misure deterrenti, unite al rafforzamento dei controlli e alla stretta sulle procedure avrebbe portato alla cancellazione di 50 atti vendita di case e immobili appartenenti a cristiani sparsi per il Paese. Tuttavia, è solo una piccola parte a fronte di una situazione di emergenza ben più ampia e che è in atto da tempo, come aveva già denunciato in passato ad AsiaNews lo stesso vescovo ausiliare di Baghdad parlando di “sequestri e attacchi mirati”. 
“Giocano alle spalle di gente povera e disperata” sottolinea mons. Warduni, in un contesto diffuso di “abusivismo e illegalità”. Questo è il risultato della “mancanza di controllo e di vigilanza” delle autorità preposte. “In molti - prosegue - mi raccontano in lacrime di aver perso la casa e non possono fare più nulla. Il patriarca, i vescovi cercano di intervenire e aiutare ma non sempre si riesce a rimediare a situazioni compromesse”. 
“Questo fenomeno di abusi, di violazioni, di ruberie - avverte l’ausiliare di Baghdad - deve finire ed è compito del governo, delle amministrazioni centrali e locali, delle autorità intervenire per risolvere l’emergenza. Basta con corruzioni e ruberie, una rinascita dell’Iraq passa anche attraverso il corretto funzionamento delle sue istituzioni, dell’amministrazione pubblica e dei funzionari”.