"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

7 maggio 2018

Amman e la pizzeria solidale


Il suo cognome è Oriente. È finito in Giordania a insegnare come si fa la pizza ai rifugiati cristiani in fuga dall’Iraq. Luigi, o meglio Gino come lo chiamano i ragazzi, viene da Potenza ed è uno dei maestri pizzaioli della nuova pizzeria solidale “Mar Yousef’s Pizza”.
Un progetto pensato da Abuna Mario Cornioli, parroco della chiesa di Jabal Amman. L’idea è semplice. Dare una professione a chi è fuggito dalla guerra e attende di conoscere il Paese dove sarà accolto insegnandogli il meglio del made in Italy. I vecchi locali della parrocchia sono stati ristrutturati e adibiti a cucina e laboratorio per la pizza al taglio.
Gli apprendisti si chiamano Nashwan, Haitham, Raad, Zeyad, Wisam, Majed, Aysen. Tutti iracheni, perseguitati in patria e riparati in Giordania, con le loro famiglie, in attesa di un Paese che li accetti come rifugiati. Alle spalle si lasciano storie drammatiche. Come Wisam, che ha perso un dito, dopo le torture del Daesh. Viene da Qaraqosh, nella martoriata piana di Ninive. Da qui, nell’agosto del 2014, oltre 100 mila cristiani sono stati costretti a scappare. Oggi armeggia in cucina, con mozzarella e olio d’oliva, imparando un’abilità che potrà essere apprezzata nella sua finale destinazione oltre Oceano: Stati Uniti, Canada o Australia.