"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

2 giugno 2017

Cristiani perseguitati: padre Basa (caldeo), “Chiesa irachena ha tanti martiri ma nessuno è stato proclamato santo. Cominciamo con padre Ragheed Ganni”

By SIR

"La Chiesa irachena ha tantissimi martiri ma nessuno è stato proclamato santo dalla Chiesa cattolica. Cominciamo con padre Ragheed Ganni che, quel fatidico 3 giugno 2007, ha versato il suo sangue per la fede. Ai carnefici che gli chiedevano di chiudere la sua chiesa rispose, ‘Non posso chiudere la casa di Dio’ e subito dopo partirono i proiettili che uccisero lui e tre suddiaconi”. 
È l’auspicio espresso da padre Rebwar Audish Basa, prete caldeo, presentando oggi il suo libro “Un sacerdote cattolico nello Stato Islamico. La storia di padre Ragheed Ganni”, una iniziativa di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), in occasione del decimo anniversario della morte del sacerdote iracheno ucciso il 3 giugno 2007 a Mosul.
Per padre Basa, confratello e amico di padre Ganni, “si potrebbe anche dedicare una Giornata o una festa liturgica per ricordare tutti i martiri dell’Iraq”
Nato a Karemles, nella Piana di Ninive nel 1972, nel 1996 padre Ragheed si trasferì a Roma per studiare teologia ecumenica – grazie ad una borsa di studio di Acs – presso l’Università di San Tommaso d’Aquino (Angelicum). Al termine dei suoi studi, nel 2003, in Iraq era già scoppiata la guerra, ma padre Ganni decise ugualmente di ritornare nel suo paese. Un’esperienza terrificante, racconterà lui stesso, quella di servire Dio “in un Iraq dove ogni giorno la violenza e il terrorismo privano decine di esseri umani della loro vita”. Da segretario del vescovo di Mosul, mons. Faraj Rahho, e parroco della Chiesa dello Spirito Santo, padre Ganni si misurò più volte con la crudeltà degli islamisti e assistette alle violenze sistematiche ai danni dei cristiani in Iraq. Nel 2004 il sacerdote martire si salvò miracolosamente dall’attentato all’arcivescovado di Mosul. Poi i numerosi attacchi alla sua chiesa e le tante minacce. Fino al 3 giugno del 2007  quando fu trucidato.
Da allora, ha ricordato padre Basa, “l’Iraq ha continuato ad essere una terra di persecuzione e la barbarie islamista ha raggiunto il proprio apice con l’invasione della Piana di Ninive da parte di Isis nel giugno 2014. La speranza è che ci sia una vera pace in Iraq. Fintanto che la Costituzione irachena asserirà che la religione ufficiale del paese è l’islam non ci potrà essere vera pace. Se venissero garantiti tutti i diritti umani, in primis la libertà religiosa, senza discriminazioni i cristiani e non solo loro potrebbero vivere la loro fede con dignità. Se non possiamo esprimere liberamente le nostre idee che dialogo, che pace potrà mai esserci? Ognuno può e deve professare la religione che vuole”.
Concetti ribaditi anche da Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia: “Al virus dell’estremismo religioso noi proponiamo quel vaccino che è il sostegno alle minoranze cristiane perseguitate. Alla comunità internazionale chiediamo impegno per garantire il rispetto dei diritti umani in Iraq. I media siano un pungolo alla politica per mettere a tema il futuro delle comunità cristiane in Medio Oriente”.


Le foto di un giorno terribile a Karamles. Le esequie di Padre Ragheed Ganni.
 4 giugno 2007