"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

17 ottobre 2016

Mosul, monsignor Thomas: “Preghiamo per i civili, temo il massacro”

By Dire
Vincenzo Giardina

“Prego per i civili, oltre un milione e mezzo, anche perche’ so che a Mosul le vittime saranno tante“: monsignor Yousif Thomas Mirkis, arcivescovo caldeo di Kirkuk, accoglie e aiuta da anni le famiglie e i giovani fuggiti dalla “capitale” irachena dello Stato islamico.
Con la Dire parla nel primo giorno dell’offensiva piu’ ampia dell’esercito iracheno, sostenuto dai guerriglieri curdi, dalle milizie sciite e dai cacciabombardieri statunitensi.
“La sproporzione delle forze in campo e’ evidente ma i combattenti di ‘Daesh’ resisteranno il piu’ possibile e potrebbero persino farsi scudo con donne e bambini” sottolinea monsignor Thomas.
“Quanto piu’ dureranno le operazioni militari tanto piu’ il numero delle vittime sara’ elevato”. Preghiere e partecipazione si spiegano con un legame vivo, non solo con il fatto che Kirkuk dista da Mosul appena 150 chilometri. Per anni, dall’avanzata dello Stato islamico nel giugno del 2014, monsignor Thomas ha coordinato l’accoglienza di migliaia di sfollati.
“A Mosul e nell’intera Piana di Ninive non ci sono piu’ cristiani” denuncia l’arcivescovo: “In 150 mila sono stati accolti qui a Kirkuk o a Suleimaniya”. Un’assistenza che l’arcivescovo ha potuto offrire grazie a campagne di sensibilizzazione internazionali.
“Con fondi raccolti soprattutto in Francia e in Germania – racconta monsignor Thomas – abbiamo potuto dare una sistemazione dignitosa a 800 famiglie e consentire a 550 ragazzi di proseguire l’universita’”. Un impegno, questo per l’istruzione dei giovani, particolarmente sentito. “Li ospitiamo e sosteniamo perche’ non seguano i genitori in Kurdistan o all’estero” sottolinea l’arcivescovo: “L’Iraq deve rinascere anche con il contributo dei cristiani”.