"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

10 ottobre 2016

In Iraq l'impegno per la pace del Movimento dei Focolari


L’Iraq vuole tornare a vivere e i pochi cristiani rimasti tentano di ricostruirsi un futuro che sognano unito. E non smettono di pregare per la pace anche nel resto del mondo. E’ quanto testimonia al microfono di Gabriella Ceraso, Rula Dababneh, del Movimento dei Focolari a Erbil:
L’Iraq è un Paese soprattutto pieno di risorse umane. Nel popolo iracheno ci sono diversità, varie religioni, vari modi di fare… C’è questo desiderio nel popolo di vivere insieme nonostante tutto ma si avverte l’intenzione di altri di usare queste risorse per dividere più che per unire.
Si cerca di ricominciare a vivere?

Sì, il popolo iracheno è un popolo molto religioso, che ha tanta fede, e si sente questa forza nella Chiesa. Si può sperare in un futuro, magari non uguale a prima, ma diverso, con altre sfumature… Un nuovo Iraq ci sarà. Alcuni dicono che forse sarà diviso, ma come ho detto prima, la gente non vuole la divisione. Il popolo vuole vivere insieme, vogliono nonostante tutto dire: "Ci vogliamo bene, siamo un solo popolo".

Per cosa pregate quando vi ritrovate insieme?

Noi preghiamo per la pace nel mondo, non solo in Iraq, ricordiamo tanti Paesi. Ho visto la sensibilità della comunità cristiana per i dolori degli altri. Anche quando c’è stato il terremoto in Italia hanno fatto qualcosa per raccogliere un po’ di fondi da mandare alle famiglie…
Cosa pensate quando il pensiero va a chi ha creato tutto questo, quelli che il mondo considera i nemici dell’Iraq…
Io una volta sono rimasta molto colpita, quando ho sentito un cristiano dire: io prego per questi che ci hanno fatto del male. Non è facile dire queste parole! Ma è anche una realtà che i cristiani vivono lì: sono stati feriti ma non solo, sono stati perseguitati varie volte. Ma c’è questo sentimento nella Chiesa e si sente dire di pregare per questi che ci hanno fatto del male perché solo la preghiera può trasformare questo male in bene.