"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

29 febbraio 2016

Iraq: cristiani chiedono riforme a favore delle minoranze

 
Maggiore rappresentanza delle minoranze nel Governo di tecnici guidato dal Primo Ministro sciita Haydar al-Abadi e la modifica dell’articolo 26 della legge che di fatto impone il passaggio automatico alla religione musulmana dei minori quando anche uno solo dei due genitori si converte all’islam: sono le richieste dei membri cristiani presenti nell’assemblea parlamentare irachena tese ad arginare, almeno in parte, la marginalizzazione subita nel Paese da cristiani e da altre minoranze.
Le richieste sono state inviate al presidente del Parlamento, il sunnita Salim al-Juburi.
Modificare la recente legge riguardante l’islamizzazione dei figli
Con tale iniziativa — riferisce l’agenzia Fides — i membri che rappresentano le minoranze intendono soprattutto sollecitare la messa in atto della risoluzione di modifica del provvedimento riguardante l’islamizzazione dei figli, adottata a maggioranza a metà novembre, ma finora senza alcun seguito. Giorni fa Haydar al-Abadi ha risposto alle critiche ribadendo che il Governo iracheno non discrimina i propri concittadini in base alla loro appartenenza religiosa, considera anche i cristiani come una “componente genuina” dell’identità nazionale e farà il possibile per impedire la loro emigrazione.
La legge approvata a ottobre tra le proteste delle minoranze religiose
​Fra coloro che si battono per cambiare l’articolo 26 c’è il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael I Sako che all’indomani dell’approvazione della risoluzione di modifica della norma aveva espresso, insieme alla comunità cristiana, grande soddisfazione per la decisione del Parlamento iracheno. Nei mesi precedenti era stato presentato un emendamento che prevedeva che i minori restassero nella religione di nascita fino a 18 anni, per poi decidere in modo personale la loro fede. Ma a fine ottobre il Parlamento aveva respinto tale proposta, sollevando la protesta della comunità cristiana e dei vertici della Chiesa caldea.