"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

7 gennaio 2016

Noi e l’Isis. «L’amore cristiano non resta passivo nei confronti del male»

By Tempi
Amel Nona

Monsignor Amel Nona è arcivescovo dell’eparchia caldea di San Tommaso Apostolo a Sydney. È stato arcivescovo di Mosul, in Iraq, fino all’estate del 2014, quando le milizie terroriste dello Stato islamico hanno invaso la città e cacciato tutti i cristiani.
Nella nostra vita odierna, piena di violenze e attacchi terroristici e uccisioni di innocenti, alcuni princìpi fondamentali della nostra fede cristiana ci sfidano di dare una risposta adeguata. Quando siamo davanti a un attentato che ha come unico obiettivo uccidere gli altri solo perché sono diversi, come è possibile pensare di amare coloro che realizzano un simile gesto?
Il dilemma che il mondo cristiano affronta oggi ci costringe a ricordarci dei primi cristiani, quando erano piccoli gruppi perseguitati dalle autorità dell’epoca. Che male avevano fatto per essere oggetto di persecuzione? Erano una minoranza che non faceva male a nessuno, ma il potere li perseguitava e li uccideva. Allora come si può amare chi vuole ucciderci solo perché abbiamo un’altra fede? La bellezza della fede cristiana risiede nell’essere una fede di cuore e non di leggi, un credo che non ha una lista di obiettivi da realizzare nel mondo, ma solo una parola del Maestro divino: «Amatevi gli uni gli altri», tutto il resto gira intorno a questo. Significa che il cristiano non è obbligato a seguire leggi prefissate e fatte per una civiltà precisa o in un tempo diverso di quello in cui vive, ma ha solamente una parola: ama l’altro. Come sia possibile amarlo, la maniera in cui si ama l’altro, dipende tutto da quel cristiano. Perciò la nostra fede ci chiede di essere nel nostro cuore pieni di amore, ma realizzare questo amore concretamente è un nostro compito. L’importante è che ci sia l’amore verso l’altro anche se l’altro è un uomo cattivo.
Davanti un gruppo come l’Isis, uomini pieni di odio verso di noi e di voglia di eliminarci, la nostra sfida è duplice. Da una parte, la loro cattiveria cosa cambia nel nostro cuore? Questo male ha la possibilità di cambiare la pienezza dell’amore di cui la nostra fede riempie il nostro animo? Bisogna stare attenti a non svuotare l’amore che è nel nostro cuore per reazione alle violenze dei terroristi. È proprio quello che vogliono: che diventiamo come loro, senza amore, così possono giustificare meglio l’odio che provano verso di noi. La nostra fede odia il male, ma non chi fa il male.
Dall’altra parte, però, l’amore che abbiamo ci spinge a reagire in modo adeguato al male che compiono i terroristi. Bisogna fare qualcosa contro questo male e non rimanere passivi nei suoi confronti. Abbiamo la necessità di trovare un modo per fermare questo male e sradicare questo pensiero dalle nostre società e in generale dal mondo intero. E questo modo può comprendere qualunque atto necessario, anche aggressivo se c’è bisogno.
Una fede di azione
Non è contro la nostra fede, è la fede stessa che lo richiede. Quando il Signore ci insegna ad amare, ci fa capire che amare l’altro non è solo una cosa personale che debba rimanere dentro di te, ma una forza che ti spinge a rendere anche l’altro pieno di amore. Davanti un gruppo dei terroristi islamici bisogna reagire con forza e coraggio, opponendo una risposta forte alla minaccia. Bisogna far capire loro che il male che praticano verrà sconfitto dalla nostra resistenza, dal nostro coraggio e dalla nostra reazione. Perché noi amiamo tutti gli uomini, e per questo noi combattiamo con le nostre regole e con i mezzi adeguati al male. Occorre cambiare le regole che concedono spazio chi vuole compiere azioni cattive. Il male sarà sconfitto se rimarremo forti e capaci di cambiare tutto quel che serve per combatterlo e sconfiggerlo. Non bisogna aver paura del cambiamento e non dobbiamo essere deboli di fronte ai terroristi. Non permettiamo loro di cambiare la nostra cultura d’amore, quando facciamo ciò che è necessario per far capire loro cos’è l’amore cristiano, e se non vogliono capire dobbiamo metterli in condizione di non riuscire più a fare il male.

La fede cristiana è una fede di azione e non di attesa, una fede che va verso l’altro per cambiarlo e non attende che l’altro faccia quel che vuole contro di noi. Noi amiamo e non odiamo, ma il nostra amore ci fa reagire con forza all’odio, per sconfiggerlo.