"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

15 dicembre 2015

Monastero San Matteo: quattro monaci ‘resistono’ all’Isis


Il monastero di Mar Mattai – conosciuto anche come San Matteo – si erge isolato nel Kurdistan iracheno a 20 chilometri da Mosul, raggiungibile in pochi minuti di macchina dal vicino ‘Stato Islamico’.
Gli unici rimasti nella zona, abbandonata per timore degli uomini dell’Isis, sono quattro monaci che hanno rivolto un appello al Papa tramite Bernard-Henri Lévy, filosofo francese collaboratore del Corriere della Sera, che ha recentemente visitato la struttura.
“Ho trasmesso a Sua Santità l’appello di soccorso che mi hanno affidato i monaci – ha raccontato al Corriere della sera il filosofo – Ho consegnato al Papa le foto di Mar Mattai, immagini che documentano una situazione di sgomento assoluto. Gli ho spiegato che queste persone possono essere i prossimi monaci di Tibhirine (i sacerdoti uccisi dal Gia algerino nel 1996). Ho riferito al Pontefice che i quattro monaci di Mar Mattai resteranno finché ci sarà anche un solo cristiano d’Oriente nella pianura di Ninive . ‘Sono gli ultimi christianorum e lei è la loro ultima speranza’, ho detto al Papa. Per loro è importante che il Pontefice conosca questo atto di resistenza spirituale contro i barbari”.
‘San Matteo’ si trova nella piana di Ninive, eretto sul fianco di una montagna attraversata da numerose caverne. Il monastero fu fondato nel 363 d.C. dall’eremita Mar Mattai (Matteo), che era sfuggito alla persecuzione di Giuliano l’Apostata: da allora è considerato un luogo di rifugio per i cristiani. L’edificio era famoso per la sua biblioteca: molti dei suoi tesori e le ossa dell’eremita sono stati trasferiti a nord, in una zona al sicuro dai terroristi.