"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

10 febbraio 2015

Patriarca di Baghdad: Dal Sinodo caldeo una Chiesa unita e vicina ai profughi

By Asia News
Joseph Mahmoud


 Solidarietà alle famiglie cristiane sfollate, le cui terre e proprietà occupate dai jihadisti "devono essere liberate" e restituite perché possano vivere "in tutta sicurezza"; appello all'unità e alla comunione della Chiesa caldea in un momento critico, acuito dalla ribellione di un vescovo, sacerdoti e monaci alle direttive del patriarcato; continuare il progetto che porterà alla nascita della "Lega caldea" e istituire un tribunale patriarcale d'appello, per esaminare le cause riguardanti il clero caldeo; celebrare ogni anno, il primo venerdì dopo Pasqua, la giornata "dei martiri e dei confessori della fede" in ricordo dell'eccidio del 1915.
Sono i punti emersi nel Sinodo speciale della Chiesa caldea, tenuto il 7 febbraio a Baghdad, alla presenza del patriarca Mar Louis Raphael I Sako, diversi prelati e personalità della Chiesa d'Oriente. Un appuntamento importante per la comunità caldea, preceduto dall'ordinazione di due nuovi vescovi, mons. Emanuel Hana Shaleta, della diocesi caldea di Sant'Addai e mons. Basel Yaldo, neo vicario patriarcale. 
Interpellato da AsiaNews il Patriarca di Baghdad si dice soddisfatto dei lavori del Sinodo, in cui è emersa "una perfetta unità fra di noi" e l'obiettivo comune di "continuare ad aiutare le famiglie dei profughi", perché finora "il governo ha promesso molto e mantenuto poco, solo la Chiesa ha davvero aiutato". Mar Sako rilancia l'importanza di una "Lega caldea internazionale" che saprà "difendere e aiutare questi sfollati, promuovere la tutela del patrimonio caldeo, battersi a difesa dei cristiani perseguitati". Sua Beatitudine sottolinea l'istituzione della giornata speciale in ricordo dell'eccidio assiro e caldeo, perché "anche noi abbiamo perso quattro diocesi e tre vescovi" in quegli anni. Resta da sciogliere la controversia "con un vescovo testardo", che "boicotta i lavori del Sinodo e incoraggia l'emigrazione". "Noi, invece, restiamo qui in Iraq, nella nostra terra - ricorda Mar Sako - perché vogliamo continuare a essere un segno di speranza".
L'incontro giunge in un momento travagliato della storia della Chiesa d'oriente, minacciata dalle violenze islamiste che hanno più che dimezzato in pochi anni la popolazione locale. Un esodo rafforzato nei mesi scorsi con l'avanzata dei jihadisti dello Stato islamico nel nord, a Mosul e nella piana di Ninive. A questo si aggiunge lo scontro in atto con alcuni monaci, sacerdoti e un vescovo, protagonisti di una ribellione verso il patriarcato. Dal 2013 è in atto un durissimo braccio di ferro fra Mar Louis Raphael I Sako e il vescovo della diocesi di San Pietro Apostolo (San Diego, California) Mar Sarhad Jammo, che ha accolto religiosi e preti fuggiti dall'Iraq senza il permesso dei loro vescovi o superiori. A più riprese il patriarca ha ordinato il loro rientro in Iraq e richiamato all'obbedienza il vescovo riottoso, senza risultati. Il 17 febbraio è previsto un incontro in Vaticano e Mar Sako si augura che la controversia sia risolta e "venga preservata l'unità della Chiesa caldea".
A conclusione dei lavori, i partecipanti hanno espresso "profondo rammarico" per l'assenza e la "mancata collaborazione" del vescovo Jammo, di mons. Bawai Soro e di altri preti, che con il loro comportamento vengono meno all'obiettivo di "unità e comunione". Le loro scelte hanno "un'influenza negativa" sulla Chiesa e i fedeli. Il patriarca e i vescovi rinnovano al contempo la loro "solidarietà" alle famiglie di profughi e assicurano tutto l'impegno e il servizio per alleviare il dolore e le difficoltà, ringraziando al contempo quanti "hanno dato una mano" in questi mesi. La speranza, spiegano i partecipanti al Sinodo, è che il governo centrale di Baghdad e l'amministrazione regionale del Kurdistan possano, dopo tante promesse, "stanziare i fondi a sostegno delle famiglie cacciate da Daesh (lo Stato islamico), spogliate del denaro e di ogni bene". Alla comunità internazionale, invece, il compito di "unire gli sforzi" per "liberare i territori occupati" e "garantire il ritorno degli sfollati".
Confermando il progetto che intende portare alla nascita di una "Lega caldea", il Sinodo ha inoltre deciso di dedicate un giorno all'anno per la celebrazione del "venerdì dei martiri e dei confessori della fede". Esso ricorda il Genocidio assiro (Massacro degli Assiri o Seyfo), caratterizzato dalla deportazione ed eliminazione compiuta dall'Impero ottomano nel 1915-1916 dei cristiani della Chiesa assira, ortodossa siriaca, siro-cattolica e caldea. In due anni sarebbero stati massacrati più di 275mila fedeli ma, secondo alcune fonti, il numero sarebbe pari a 750mila. La celebrazione si terrà ogni anno il primo venerdì dopo Pasqua, che quest'anno cade il 10 aprile; saranno celebrate messe, cui si uniscono attività culturali e popolari in tutte le diocesi e parrocchie, insieme alla pubblicazione di un volume che racconta la storia di "un massacro poco conosciuto".

Communiqué de presse du Synode extraordinaire des Evêques de l'Eglise chaldéenne