"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

24 febbraio 2015

Annunciato l'inizio dei corsi all'Università cattolica di Erbil


Il 2015 è l'anno in cui prenderanno il largo i corsi dell'Università cattolica di Erbil, l'Ateneo fortemente voluto dalla Chiesa caldea anche come forma concreta di aiuto ai giovani cristiani in Medio Oriente.
Nei giorni scorsi l'Arcivescovo caldeo Bashar Matti Warda, ordinario dell'arcidiocesi di Erbil e grande sponsor dell'opera, ha annunciato con una lettera l'imminente inizio delle attività per quattro facoltà universitarie, compreso il college di studi economici (Business Administration). Nella lettera, diffusa sui media ufficiali del Patriarcato e pervenuta anche all'Agenzia Fides, l'Arcivescovo fa appello a tutti i potenziali sponsor e collaboratori dell'iniziativa a contattare l'arcidiocesi per mettere a disposizione dell'ateneo le proprie eventuali donazioni e le proprie competenze nel campo dell'insegnamento universitario.
La prima pietra della nuova Università era stata posta ad Ankawa, il sobborgo di Erbil abitato in maggioranza da cristiani, il 20 ottobre 2012. Era stata la Chiesa caldea a mettere a disposizione i 30mila mq su cui far sorgere l'Ateneo. L'obiettivo fin dall'inizio era quello di creare un polo d'insegnamento universitario privato aperto a tutti, conforme alle esigenze del mercato e strettamente associato alla ricerca scientifica. A distanza di quasi tre anni, dopo le convulsioni che hanno travolto le regioni settentrionali dell'Iraq e hanno portato proprio ad Ankawa migliaia di profughi cristiani costretti alla fuga dai jihadisti dello Stato Islamico, l'Università vuole essere un segno concreto di aiuto ai giovani cristiani iracheni, inevitabilmente tentati dall'idea di fuggire all'estero e lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra e le incertezze e le minacce che pesano sul futuro.