"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

23 ottobre 2014

Decreto del Patriarca caldeo sui sacerdoti e religiosi espatriati senza il consenso dei superiori

By Fides

“Prima di essere ordinato, il sacerdote promette di offrire tutta la sua vita a Dio e alla Chiesa: E' un’offerta che poggia sull'obbedienza ai superiori senza alcuna riserva”.
Per i monaci, poi, “i voti sono assoluti: castità, obbedienza, e povertà”. Inizia con questo deciso richiamo agli impegni connessi alla vocazione sacerdotale e religiosa, il Decreto pubblicato mercoledì 22 ottobre dal Patriarca di Babilonia dei caldei, Louis Raphael I, per rendere note le misure disciplinari prese nei confronti di alcuni sacerdoti e religiosi caldei che negli ultimi anni hanno lasciato l'Iraq senza il consenso dei superiori, chiedendo asilo in Paesi occidentali.
“Noi - si legge nel Decreto patriarcale, pervenuto all'Agenzia Fides - abbiamo esempi luminosi di preti dei nostri giorni che ci danno eloquenti lezioni di fede”.
Il Patriarca cita i sacerdoti Hana Qasha e Ragheed Ganni, e il Vescovo Paulus Faraj Rahho, uccisi negli ultimi anni, e ricorda i preti rapiti che sono rimasti nel Paese e quelli che, dopo essere stati cacciati dalle proprie case, hanno seguito i loro fedeli, condividendone la condizione di profughi. Poi, in conformità al Diritto canonico e alle regole per la vita religiosa, il Decreto sospende dalla pratica del ministero sacerdotale sei monaci e sei sacerdoti diocesani che hanno lasciato le proprie diocesi e comunità religiose in Iraq per emigrare e trasferirsi all'estero senza il consenso dei superiori, assumendo incarichi pastorali presso le comunità caldee nella diaspora.
La pubblicazione del Decreto – avverte il Patriarca Louis Raphael I – è stata preceduta dalle dovute consultazioni con il Sinodo permanente della Chiesa caldea e con la Congregazione per le Chiese orientali, e arriva dopo “numerosi e purtroppo sterili ultimatum e tentativi” messi in atto in passato dalle precedenti autorità della Chiesa e delle comunità religiose, per mettere un freno al deplorevole fenomeno, che ha causato scandalo tra i fedeli della Chiesa caldea.