"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

22 luglio 2014

Il Cec: la fuga dei cristiani è una tragedia per tutti


È con profonda preoccupazione che il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) guarda all'esodo dei cristiani dalla città irachena di Mosul. "È una tragedia sia per i cristiani sia per i musulmani", ha dichiarato il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Cec.
"È con grande dolore che assistiamo a quella che sembra la fine della presenza cristiana a Mosul, in un luogo che è stato sede di una comunità cristiana fin dai primissimi secoli del cristianesimo", ha aggiunto Tveit.
La minaccia dell'autoproclamato Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) di passare per le armi i cristiani, a meno che non si convertano all'islam, paghino la jizya (la tassa di compensazione per i non musulmani) o lascino la città, riguarda anche altre minoranze religiose. Per questo Tveit ha invocato le preghiere di tutte le Chiese membro del Cec "per l'intero popolo iracheno, specialmente per chi, appartenendo a una minoranza religiosa, tanto cristiana quanto musulmana, è costretto a lasciare la propria casa".
Tveit ha infine ricordato una recente dichiarazione del Comitato centrale del Cec, riunitosi a inizio luglio a Ginevra, che esprimeva il sostegno dell'intero movimento ecumenico alle Chiese cristiane irachene, auspicando per l'intera regione "l'inizio di un processo politico inclusivo per rafforzare i diritti umani fondamentali, con particolare riferimento alla libertà religiosa".