"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

28 febbraio 2014

Sospeso un sacerdote caldeo

By Baghdadhope*

Fonte delle notizie: Patriarcato Caldeo

Con un provvedimento pubblicato sul sito ufficiale del patriarcato caldeo ed a firma del vescovo di Zakho ed Amadhiya, Monsignor Rabban Al Qas, un sacerdote caldeo  è stato sospeso dal servizio sacerdotale.
La sospensione, come precisato, è dovuta a diversi motivi: il rifiuto di fare ritorno alla sua diocesi, quello di servire nelle parrocchie in Europa come proposto dal Patriarca in accordo con Monsignor Al Qas, e l'essersi recato in Svizzera nel 2006 in vacanza senza più far ritorno in Iraq ed aver lì richiesto asilo sulla base di minacce ricevute nel Kurdistan che secondo il vescovo non ci sono mai state.
Il provvedimento non mancherà di suscitare reazioni, la prima delle quali è arrivata al sito del patriarcato già ieri, giorno di pubblicazione del documento accusatorio, ed è firmata da una fedele caldea, Lina Sabah Naom. Nel commento al provvedimento la Signora Naom si appella al patriarca a favore del sacerdote, a suo dire molto attivo a favore della comunità caldea residente in Svizzera che ne ha "disperatamente bisogno"  e fa notare come a quel paese non sia stato ancora assegnato un sacerdote che possa seguire i fedeli.
Certamente la sospensione sarà discussa anche nel prossimo incontro dei sacerdoti caldei operanti in Europa che si terrà dal 10 al 14 marzo prossimi a Roma e che sarà presieduto dal Visitatore Apostolico per l'Europa, Monsignor Ramzi Garmou, che proprio in questi giorni ha iniziato dall'Austria la sua visita pastorale nel Vecchio Continente.
Altrettanto certamente una tale decisione è un duro colpo per lo stesso Patriarca per il quale il restare fedeli alla propria religione ed al proprio paese è di vitale importanza, come da egli stesso sottolineato durante un incontro con i fedeli svoltosi a Baghdad proprio ieri. Non è facile, infatti, convincere i fedeli a rimanere in Iraq quando sono i sacerdoti a lasciarlo, magari approfittando, come nel caso delle accuse contenute nel documento, di maggiori opportunità di espatrio rispetto ai laici, e quando, come discusso in un incontro dei vescovi caldei operanti in Iraq, il numero dei sacerdoti è in continua decrescita.