"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

18 dicembre 2013

Scuole cristiane in Iraq: Educare alla speranza

by Giorgio Paulucci

Mentre continua a scendere il numero dei cristiani in Iraq (da oltre un milione a 450mila negli ultimi dieci anni), aumentano gli iscritti alle scuole cristiane. Un paradosso solo apparente.
“Il fatto è che le nostre scuole offrono standard superiori alla media sia nella dimensione dell’istruzione sia in quella educativa – spiega monsignor Giorgio Lingua, un piemontese alto e dai tratti signorili che da tre anni è nunzio apostolico a Baghdad -. Per questo molte famiglie musulmane le scelgono per i propri figli, unitamente a quelle cristiane che però rappresentano una minoranza”.
Dopo essere state “statalizzate” durante l’epoca buia del regime di Saddam Hussein, da dieci anni questi istituti hanno ritrovato libertà d’azione e attirano un numero crescente di studenti, pur nella ristrettezza dei mezzi e degli spazi a disposizione.
Non ci sono statistiche complete, ma il nunzio conferma il trend ascendente e sottolinea che “l’educazione è un investimento strategico perché permette di far crescere giovani con valori solidi,con una mentalità aperta all’incontro e al confronto con chi è diverso da sé, supera la tentazione del ghetto e contribuisce alla formazione di una classe dirigente in grado di dare un futuro più solido a un Paese ancora fragile e diviso. E’ la testimonianza che la Chiesa, anche se piccola quanto a dimensioni, svolge un grande compito di servizio alla nazione”.
Lo stesso si può dire di ospedali e centri di assistenza di ispirazione cristiana, che godono di ottima reputazione per la qualità del servizio offerto. Educare a uno sguardo positivo sulla realtà, valorizzare la bellezza, lo spirito critico, la disponibilità all’incontro e al dialogo con tutti; sono elementi preziosi per un Paese che sta faticosamente edificando il suo futuro, tra divisioni politiche e religiose (soprattutto tra le componenti sciite e sunnite) e i guasti provocati dal terrorismo di matrice qaedista che negli ultimi mesi ha ucciso migliaia di persone.