"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

4 novembre 2013

Patriarca Sako alla Chiesa caldea: Uniti in Cristo, per rispondere alle sfide della missione

di Joseph Mahmoud

"Ricordatevi sempre che siete sacerdoti" e per questo "vi invito a pensare alla meravigliosa missione alla quale siete chiamati", ovvero a essere parte di "un'unica Chiesa che è Santa, Apostolica e Universale".
Lo scrive il patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako in una lettera al clero caldeo, pubblicata in data 31 ottobre e inviata ad AsiaNews nei giorni scorsi. Sua Beatitudine ricorda i 10 anni di episcopato, i nove mesi alla guida della Sede patriarcale e l'approssimarsi delle celebrazioni finali a chiusura dell'Anno della Fede. Per questo si rivolge una seconda volta, dopo la primalettera inviata nel maggio scorso, a tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi e suore della comunità caldea, invitandoli "alla preghiera e al raccoglimento", sotto la protezione "della Vergine Maria".  
Il Patriarca caldeo ricorda il motto e i punti cardine del programma delineati a inizio mandato, ovvero "autenticità, unità e rinnovamento nello Spirito e nella Verità", e ringrazia quanti lo hanno sostenuto in questa missione. "Non temo nessuno - afferma Mar Sako - e resterò fedele alla mia vocazione e ai miei principi, qualsiasi siano le sfide e le critiche; perché non vi è vita, senza sfide".
Il documento ricorda poi che "la Chiesa non è una organizzazione non governativa o un gruppo della società civile" ma è profondamente diversa, perché "il suo nucleo essenziale è Cristo". "La Chiesa è ecumenica e inclusiva per natura" afferma Mar Sako, e "se si chiude perde la sua vera identità". Egli auspica che il cammino "iniziato nove mesi fa sia foriero di frutti" così come l'ascesa al soglio petrino di Papa Francesco, che rappresenta un invito alla "vicinanza al Vangelo" e all'unità in nome "della verità e della giustizia", non sulle "chiacchiere".
Sua Beatitudine sottolinea che il compito dei sacerdoti è di essere "servi", non principi, "anche se la vocazione arriva dal cielo". "Dobbiamo essere interamente e totalmente - scrive - devoti a Cristo e alla sua Chiesa, altrimenti non ha senso la nostra consacrazione". E rilancia le parole di Papa Bergoglio, il quale ricorda che "voi siete pastori, non funzionari. Siate mediatori, non intermediari". La vera dignità, aggiunge, consiste "nel Servizio" e la condizione di sacerdoti "non è garanzia di immunità", ma è un monito ulteriore a essere fermi per ciò che concerne "la morale, qualsiasi sia la posizione occupata all'interno della gerarchia".
Un richiamo che si estende al denaro e ai beni materiali dai quali, avverte il Patriarca, "non dobbiamo farci sedurre"; per questo è necessaria la massima "trasparenza" nella gestione dei fondi, che deve essere affidata a "laici onesti" che hanno "esperienza in materie economiche, non a vescovi o sacerdoti".
Infine, Mar Sako auspica il "ritorno dei monaci nei loro monasteri", per una vita dedita alla povertà, alla castità, all'obbedienza, in un'ottica di comunità che prega, medita e lavora. "La vita in un monastero non è fatta di isolamento - afferma il Patriarca - [perché] la vita comune rafforza lo spirito; e la grazia di vivere insieme agevola un migliore servizio a Dio e garantisce una vocazione pura". Da qui l'invito a essere "testimoni gioiosi" di Cristo, nutrimento "per voi stessi, per i vostri fratelli e i fedeli" oltre che guida e conforto per le suore in qualità di "padri spirituali". "La Chiesa caldea è chiamata alla santità - conclude Mar Sako - non arrendiamoci all'indolenza o alla frustrazione a causa della realtà attuale". 

Patriarch Sako Sends a Second Letter to the Chaldean Clergy