"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

28 maggio 2013

Il Patriarcato Caldeo suggerisce ai cristiani iracheni in diaspora di registrare i propri figli nelle ambasciate irachene

By Baghdadhope*

Il Patriarcato di Babilonia dei Caldei ha emesso un comunicato con il quale si incoraggiano gli iracheni che vivono in diaspora a registrare i propri figli presso le ambasciate dei paesi in cui vivono. Un ennesimo tentativo da parte del patriarca Mar Louis Raphael I Sako di favorire il ritorno delle migliaia di cristiani che negli ultimi 13 anni hanno lasciato l'Iraq, e di farli ancora sentire parte integrante del processo  di ricostruzine della loro patria.  
 
"La presenza cristiana in Iraq" si legge nel comunicato fatto pervenire da Padre Albert Husham Zarazeer, responsabile delle comunicazioni sociali del Patriarcato, "è religiosa, culturale, sociale e politica" ed è "vera testimonianza della libertà, della dignità e del pluralismo".
"I cristiani iracheni e mediorentali sono membri attivi della storia antica e moderna della loro patria e come tali compiono la loro missione con la loro stessa vita e con il lavoro" svolto, si legge, "con onestà".    
I cristiani iracheni però stanno diminuendo continua il comunicato - un argomento, quello dell'emigrazione, molto sentito da Mar Louis Raphael I Sako - e ciò "influenza le decisioni politiche" come nel caso delle elezioni e delle eventuali modifiche alla Costituzione.
"Per il futuro della Nostra Patria e per preservare la nostra eredità" si legge ancora "suggeriamo che tutti i cristiani iracheni che vivono in diaspora registrino i loro figli nelle proprie ambasciate perchè ottengano la cittadinanza irachena."
"In questo modo essi avranno il diritto di votare e partecipare nel prendere le decisioni" che riguardano l'Iraq ed oltre a ciò questa mossa potrebbe rappresentare per loro "un incoraggiamento a tornare in Patria."
Per queste ragioni il Patriarcato chiede al governo iracheno in quanto responsabile dei propri concittadini in patria ed all'estero di fare pressioni sulle proprie ambasciate nel mondo perchè "facilitino tali procedure".