"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

6 marzo 2013

Mar Louis Raphael I Sako. A Baghdad la cerimonia di intronizzazione

By Baghdadhope*

La lista dei partecipanti alla celebrazione per l'intronizzazione di Mar Louis Raphael I Sako a Patriarca di Babilonia dei Caldei che si è tenuta questa mattina nella cattedrale caldea di San Giuseppe nel quartiere di Karrada a Baghdad è lunghissima.
Il rango delle personalità religiose, politiche e civili che sono intervenute è tale da sottolineare l'importanza che la chiesa tutta e l'Iraq in genere dà alla nomina di Mar Sako avvenuta lo scorso 1 febbraio a Roma. Tra esse, per citarne solo alcune: Mar Gregorios III Laham, Patriarca della Chiesa Melchita, Mar Ignatius Joseph Younan III, Patriarca della Chiesa Siro Cattolica, Mar Addai II, Patriarca della Chiesa Antica d'Oriente, Mons. Giorgio Lingua, Nunzio Apopstolico in Giordania ed Iraq ed il Primo Ministro iracheno Nouri al Maliki.

Il nuovo patriarca caldeo è visto da tutti come "l'uomo del rinnovamento" e rinnovamento è il termine che più gli è vicino. Perchè è contenuto nel suo motto insieme ad  autenticità ed unità ma soprattutto perchè fin dal suo arrivo a Baghdad alla metà di febbraio il nuovo patriarca ha dimostrato di ricercarlo non solo a parole ma nella pratica.
Lo testimoniano i molti comunicati ufficiali del Patriarcato tesi a riorganizzare la chiesa caldea passata attraverso un periodo difficilissimo della sua storia. Il comunicato che ha "congelato" ogni transazione finanziaria riguardante il patriarcato ed i diversi enti ed organizzazioni ad esso collegati nel periodo intercorrente tra l'arrivo del nuovo Patriarca nella sua sede a Baghdad e la sua intronizzazione di oggi. Quello con il quale è stata chiesta la restituzione del denaro, delle proprietà e dei veicoli del Patriarcato. Una richiesta, come è scritto nel comunicato, che non è un atto di accusa contro qualcuno in particolare ma riflette il desiderio di chiarire la situazione finanziaria del Patriarcato ridandogli il giusto prestigio e reinfondendo la fiducia nelle sue istituzioni specialmente alla luce delle precarie condizioni di salute del Patriarca Emerito, Cardinale Emmanuel Delly, negli ultimi anni. Un desiderio di trasparenza e rettitudine espresso chiaramente dalla frase che chiude il comunicato: "l'incorruttibilità rende vicini a Dio" (Sap 6:19)  
Il comunicato che ha chiarito come nessuno, in nessuna veste, sia autorizzato a parlare a nome della chiesa caldea la cui unica voce ufficiale è quella del Patriarcato. O quello che ha stabilito le nomine, sia dell'entourage più vicino al patriarca sia della commissione finanziaria del Patriarcato. Nomine che colpiscono per la giovane età di tutti i prescelti: sacerdoti di Baghdad come Padre Albert Hisham nominato responsabile delle comunicazioni, Padre Robert Jarjis responsabile dell'archivio patriarcale, ma anche richiamati dall'estero come Padre Sakfan Matti Younan, ora segretario personale del Patriarca. Come giovani sono anche i membri del clero che compongono la commissione finanziaria: Padre Douglas Al Bazi e Padre Nawzat B. Hanna ma anche i due più giovani vescovi caldei, Mons. Bashar Matti Warda, Arcivescovo di Erbil e Mons. Emil S. Nona Arcivescovo di Mosul.
Più di questi comunicati, comunque, a segnare una nuova linea per la chiesa caldea è stata la riunione che il 18 di febbraio il Patriarca ha avuto con i sacerdoti della Diocesi di Baghdad. Negli ultimi anni, infatti, a causa delle malferme condizioni di salute del Patriarca Emerito Delly i sacerdoti lamentavano una scarso collegamento tra loro ed il Patriarcato con il quale sembrava difficile avere quel tipo di relazione utile a farli crescere nella loro vita pastorale e spirituale. Proprio l'aspetto che invece Mar Sako ha dichiarato in quella riunione di voler curare con incontri regolari e soprattutto spalancando ai sacerdoti le porte del Patriarcato. Incontrandoli in gruppo e singolarmente il Patriarca
ha chiesto loro di aprire una nuova pagina e di concentrarsi sull'aspetto spirituale della loro vita in quanto esempio per gli altri, e sull'amore per la gente da servire con sollecitudine e trasparenza, come fece Cristo, il Buon Pastore.
"Il mondo intorno a noi è cambiato ed anche noi dobbiamo cambiare: la Chiesa deve rinnovarsi perché il rinnovamento è necessario e non accettarlo significa vivere nel passato." 
Ecco le parole con le quali nel discorso per la cerimonia della sua intronizzazione Mar Sako ha riassunto e spiegato
la sua linea di condotta futura.
Linea di condotta che se da una parte "innova" dall'altra "conferma" quella da sempre avuta da Mar Sako nei confronti del dialogo e del problema dell'emigrazione dei cristiani dall'Iraq.
Il dialogo, ha detto Mar Sako, è necessario con le altre chiese attraverso le istituzioni che le rappresentano e con le altre componenti religiose del paese  perchè solo attraverso esso si può realizzare pace che potrà portare alla rinascita dell'Iraq. 
Per quanto riguarda l'emigrazione dei cristiani Mar Sako ha ribadito il loro essere iracheni a tutti gli effetti perchè radicati nella storia e nella cultura del paese, invitandoli a non avere paura ed a non lasciarlo per non diventare parte del suo passato.
Rinnovare la chiesa, dialogare con tutti e frenare la fuga dei cristiani non saranno compiti facili, e Mar Sako lo ammette quando dice che la sua responsabilità è "grandissima e pesante". Allo stesso tempo però non bisogna perdere le speranze e non bisogna avere paura del futuro che il nuovo patriarca augura a tutti gli iracheni migliore del passato.