"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

4 aprile 2012

Kirkuk, mons. Sako promuove il dialogo islamo-cristiano. Ma le violenze continuano

Joseph Mahmoud

Un incontro fra i leader etnici e religiosi della città per promuovere il dialogo e il confronto fra fedi e istituzioni diverse:è quanto ha proposto  l'arcivescovado caldeo di Kirkuk in concomitanza con la Settimana Santa, per creare un'occasione di confronto alla vigilia della Pasqua, l'evento centrale del calendario liturgico cristiano. Tuttavia, nel nord dell'Iraq non accennano a diminuire le violenze contro le minoranze, vittime di attacchi e persecuzioni: la sera del 2 aprile un cristiano di 40 anni è stato rapito davanti al suo negozio; finora non vi sono stati contatti con la famiglia o richieste di riscatto dei suoi sequestratori. Ieri sera, invece, un giovane yezidi del villaggio di Khattara, poco distante dal villaggio cristiano di Alqosh è stato ucciso a colpi di pistola.
All'incontro indetto dall'arcivescovado caldeo di Kirkuk, sotto la guida di mons. Louis Sako, hanno aderito capi politici, leader di partiti curdi, arabi, turcomanni, insieme a parlamentari e membri del consiglio municipale, ufficiali di polizia e dell'esercito, capi religiosi sunniti e sciiti. Erano anche presenti esponenti della società civile, intellettuali, accademici e professori universitari. L'aula, raccontano i testimoni, era "gremita di gente".
Durante la serata ha preso la parola p. Maroun Atallah, sacerdote libanese in visita a Kirkuk insieme a un gruppo di fedeli, per celebrare assieme ai cristiani irakeni la Pasqua. Egli ha parlato dell'esperienza del Libano in un'ottica di "convivenza e ricostruzione assieme" del Paese. Ha inoltre specificato i punti in comune, sottolineando che "siamo tutti fratelli, perché creati dallo stesso Dio. Siamo fratelli - ha aggiunto il sacerdote libanese - perché nati dallo stesso padre Abramo, siamo tutti figli della stessa terra, patria, abbiamo la stessa cultura". E ha concluso con una domanda provocatoria: "Perché, dunque, vivere fra confini e conflitti?".
A seguire, un poeta libanese ha decantato i versi di alcuni suoi componimenti, molto apprezzati dai presenti con grandi applausi. Quindi, la corale della cattedrale ha intonato alcuni canti e inni.
Infine, l'intervento dell'arcivescovo che ha voluto ringraziare di persona i presenti all'incontro: "Abbiamo tanti problemi - ha affermato mons. Sako  perché abbiamo perso la poesia, l'arte, e ci siamo abituati alle armi". Torniamo al nostro essere profondo, è l'invito del prelato, e all'origine comune che "ci permette di vivere in pace". Senza il proposito comune di coesistenza, non sarà possibile uno sviluppo umano, morale, spirituale ed economico per musulmani, cristiani, curdi, arabi e turcomanni. "Non ci sarà mai stabilità con la paura e la violenza" ha spiegato l'arcivescovo, che invita ad usare la ragione per affrontare "le nostre sfide".
"Noi cristiani e musulmani - ha concluso mons. Sako - dobbiamo rivedere la nostra visione e la nostra identità; dobbiamo leggere il presente in profondità e capire il significato della nostra presenza e della nostra testimonianza". Per questo la Chiesa caldea, concluse le festività pasquali, organizzerà un forum cui saranno invitate tutte le componenti della società per "dialogare sul futuro di Kirkuk e analizzare le grandi sfide in modo saggio e razionale".