"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

29 febbraio 2012

Turismo archeologico in Iraq. Un sogno?

By Baghdadhope*
Filmato da Repubblica.it


Un sito archeologico deserto ma guardato a vista dalle forze di sicurezza.”
Così si conclude questo breve filmato tratto da Repubblica.it  che riguarda il piccolo villaggio di Al Ma’idan, a 32 km da Baghdad. E’ un villaggio come un altro in Iraq: la strada su cui si affacciano i negozi con le loro mercanzie, la polvere e in lontananza la cupola della moschea. Eppure Al Ma’idan vuole distinguersi e vuole diventare una meta turistica, specialmente per coloro che amano l’archeologia. E’ vero, il villaggio non è speciale, ma ciò che il mondo conosce come “Arco di Ctesifonte”, parte del  Taq-Kisra, o palazzo di Cosroe II, uno dei re della dinastia iranica dei Sasanidi, lo è. 
L’arco, del quale come è ben spiegato  sul sito del Centro scavi di Torino “sopravvive tuttora gran parte della volta a botte parabolica, costruita secondo l'antica tecnica mesopotamica in mattoni cotti senza centina portante” si trova vicino al villaggio e perché no, magari un domani potrà davvero attirare i turisti.
Dopo lo scempio dei tesori archeologici iracheni compiuti dai ladri, su commissione e no, dai soldati stranieri i cui carri armati  hanno danneggiato ad esempio la Via delle Processioni a Babilonia, ed i danni causati dalle vibrazioni di aerei ed elicotteri da guerra, l’augurio è che il sito di Taq-Kisdra  possa davvero  tornare ad essere una meta turistica.
Anni fa a Babilonia camminavo lungo la Via delle Processioni. La via era transennata da cordoni di stoffa, simili a quelli di alcuni musei. Due soldati armati passeggiavano verso di me tenendosi per mano come spesso accade in Iraq tra amici. Mi avvicinai al cordone che in ogni caso era distante dalla strada. I soldati mi guardarono per fermare qualsiasi altro mio gesto. L’impressione che ebbi fu che anche solo il mio sguardo  avrebbe potuto rovinare la strada che, si narra, è la prima strada bituminata del mondo. Figuriamoci un tank. 
Ora a guardia dell'arco ci sono di nuovo i soldati iracheni. Speriamo che ciò segni l'inizio della sua fine.