"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

28 giugno 2011

Sotto la stessa Croce. I giovani iracheni ed egiziani a Madrid

By SIR

Porteranno la Croce anche nella Plaza de Cibeles di Madrid. Non solo in Iraq ed in Egitto dove vivono quotidianamente storie di violenza, di soprusi, di ingiustizie a causa della loro fede in Cristo.
Il tema della XXVI Giornata mondiale della Gioventù di Madrid (16-21 agosto), tratto dalle parole di San Paolo, “Radicati e fondati in Cristo e saldi nella fede”, li interpella da vicino ed è per questo che il Pontificio Consiglio per i Laici ha chiesto di loro di portare la Croce in due stazioni della Via Crucis, in programma il 19 agosto.
I giovani egiziani ed iracheni saranno a Madrid per la Gmg insieme ai loro coetanei mediorientali, per portare, certo, una ventata di “primavera araba” in Europa, ma anche per far sentire il respiro affannato delle loro Chiese locali, sempre più in difficoltà davanti ad un rinascente fondamentalismo islamico.

Egitto. Mons. Makarios Tewfik, vescovo di Ismayliah dei Copti, racconta al SIR, che “a partire saranno almeno 4 gruppi per oltre 300 giovani, 115 organizzati dalla Commissione episcopale per i giovani, 110 neocatecumenali, 55 di una corale appartenente al movimento “Esprit vivant” di Alessandria, ed altri della comunità greco-melkita”. Per loro è prevista anche la partecipazione ai ‘Giorni nelle diocesi’: i giovani dell’Esprit vivant saranno ospitati dalla gemella francese di Bayonne. “Ma con tutti ci ritroveremo a Madrid” aggiunge mons. Tewfik che in Spagna terrà le catechesi ai gruppi di lingua araba e tre celebrazioni. “Veniamo dall’Egitto – dice - per testimoniare la potenza della preghiera e la forza della fede, che tanto ci hanno aiutato e ci stanno aiutando per orientare al bene il futuro del nostro Paese. Eravamo consci che la situazione politica interna non poteva continuare in quel modo e non potevamo non pregare per l’Egitto avendo fiducia nella Provvidenza che ha agito in modo miracoloso. La fede spinge la preghiera e questa ci dona speranza in un futuro migliore per tutti gli egiziani”. Una determinazione che i giovani egiziani stanno mettendo anche in questo tempo di preparazione a Madrid dove vogliono arrivare pronti a confrontarsi con i loro coetanei. “Grande è stata la gioia quando abbiamo avuto la notizia che una rappresentanza di 10 nostri giovani porterà la Croce durante una stazione della Via Crucis. Con noi ci saranno anche 10 giovani dall’India. È significativo che ci siano anche giovani cattolici dei Paesi arabi a portare la Croce in quello che è uno dei momenti forti della Gmg”. Dopo tanta gioia anche un velo di preoccupazione, quella che “alcuni dei nostri giovani non facciamo ritorno in Egitto, decidendo di restare in Europa. “La paura c’è – ammette il vescovo – per questo sentiamo la responsabilità di scegliere tra quei giovani più impegnati certi che faranno rientro. La Chiesa egiziana confida molto nei suoi giovani per rinnovarsi ed è proprio il rinnovamento il frutto che chiediamo alla Gmg per la nostra Chiesa locale. Stiamo pregando perché questi giovani pellegrini siano i semi di un rinnovamento per la chiesa egiziana e per tutto l’Egitto”.

Iraq. Padre Saad Sirop Hanna, parroco a Baghdad, è il responsabile del gruppo “Baghdadhope” formato da giovani di Baghdad e Kirkuk, 86 in tutto, 65 dalla capitale e 21 da Kirkuk. Sono giovani cattolici latini, caldei, armeni e siriaci. Sarà lui con altri 5 sacerdoti e tre suore ad accompagnare i giovani iracheni a Madrid. Con loro anche il vicario patriarcale caldeo della capitale, mons. Shlemon Warduni. Prima tappa a Malaga, per i “Giorni nelle diocesi” poi tutti a Madrid. L’obiettivo, spiega al SIR il parroco, è “dare una testimonianza di una chiesa sofferente ma viva e credente. Partiamo con entusiasmo per incontrare Benedetto XVI e i giovani di tutto il mondo sperando di tornare a casa più forti per poter lavorare alla riedificazione anche spirituale del nostro Paese”.
“Vogliamo far sapere al mondo che in Iraq ci sono ancora giovani che testimoniano Cristo nella loro vita quotidiana fatta di difficoltà, pericoli e priva di certezze per il futuro. Chiediamo alla Chiesa universale di sostenerci affinché la voce cristiana non si spenga in Medio Oriente e in Iraq in particolare”.
Dal 2003 la violenza settaria e fondamentalista si abbatte sui cristiani iracheni. Gli episodi di uccisioni, saccheggi, conversioni forzate e rapimenti non si contano più, anche se adesso la situazione sembra migliorata, ma l’incertezza è sempre dietro l’angolo. Ne sa qualcosa padre Hanna che nel 2006 fu rapito e torturato per 27 giorni, prima di essere liberato. È comprensibile allora la gioia di sapere che anche i suoi giovani iracheni “porteranno la Croce nella Via Crucis con il Papa. Ci stiamo preparando a questo evento. Ma in fondo – aggiunge - la nostra vita è una Via Crucis quotidiana”. “Il tema della Gmg che ci chiede di restare saldi nella fede e radicati in Cristo anche quando si è circondati da violenza, abuso, mancanza di diritto e di giustizia, quando si paga anche per la propria religione. Tuttavia siamo chiamati a farlo per spirito di appartenenza alla Chiesa, lavorando sul terreno del dialogo con il mondo musulmano. Come giovani vogliamo ravvivare le parrocchie ed il nostro Paese, e la Gmg ci può aiutare. I giovani sono il nostro futuro”.
E se qualcuno resterà in Europa? “La tentazione esiste – conferma il sacerdote caldeo - tuttavia, coloro che verranno a Madrid sono stati scelti dai loro sacerdoti e vescovi tra quelli più impegnati nelle chiese. Uscire per poi tornare a casa sarà un’altra grande testimonianza e spinta forte a ripetere l’esperienza anche il futuro”.