"La situazione sta peggiorando. Gridate con noi che i diritti umani sono calpestati da persone che parlano in nome di Dio ma che non sanno nulla di Lui che è Amore, mentre loro agiscono spinti dal rancore e dall'odio.
Gridate: Oh! Signore, abbi misericordia dell'Uomo."

Mons. Shleimun Warduni
Baghdad, 19 luglio 2014

6 marzo 2008

"Sono sicuro!" Lettera di Padre Douglas Al Bazi a Monsignor Faraj P. Rahho

By Baghdadhope

Qui di seguito la lettera che Padre Douglas Al Bazi, sacerdote cattolico caldeo di Baghdad, rapito nel novembre del 2006 e rilasciato dopo 9 giorni di sequestro, ha indirizzato al vescovo caldeo di Mosul, Monsignor Faraj Paulus Rahho, sequestrato ormai da venerdì 29 febbraio. La lettera, pubblicata originariamente in arabo dal sito Ankawa.com e tradotta in italiano da Baghdadhope e dallo stesso Padre Douglas Al Bazi è una toccante testimonianza da parte di chi, a sua volta vittima di un sequestro, conosce i sentimenti che possono in questi giorni attraversare il cuore e la mente del vescovo rapito. Vedi nota a fondo pagina *

"Oh! Padre buono, Monsignor Faraj, vescovo del sorriso.
Sono sicuro che tu ora sia in meditazione e che il tuo pensiero stia vagando pur in un angusto spazio.
Sono sicuro che le domande che ti stanno ponendo ti investono con la violenza degli spari e che la tua lingua prova vergogna nel rispondere.
Sono sicuro che il profumo dell'incenso sui tuoi abiti fa da scudo al ripugnante odore dell'alito marcio dei tuoi rapitori, che tu puoi sentire l'odore dei tappeti da preghiera, il cigolìo della porta, il richiamo alla preghiera dai minareti e forse anche nella stessa buia camera dove ti trovi, non è vero?
Sono sicuro che tu sei dispiaciuto di ascoltare parole ed insulti privi di senso che ti feriscono, ti imbarazzano, ti fanno sentire straniero nella tua città e ti spingono a chiederti cosa puoi mai avere fatto nella tua vita da suscitare tanto odio, non è vero?
Sono sicuro che non ci sono specchi nella casa dove ti trovi, e d'altra parte, a cosa servirebbero? A rimandare l'immagine di corpi senza anima, di "kefie" indossate da chi teme la luce, di corpi impregnati dall'odore dell'olio delle armi.
Sono sicuro che tu stai mangiando per abitudine e non per fame, e che il cibo che ti portano non viene da una terra irrigata da acqua o sudore ma da sangue.
Sono sicuro che l'eco della tua possente voce ancora risuona negli angoli e sotto gli archi della chiesa e che la stessa voce sta ancora pregando ma seguendo un suo proprio calendario. Che tu stai ora scegliendo i tristi inni della preghiera del Digiuno di Ninive, che la tua situazione non è diversa da quella del tuo Signore, e che quegli inni ti stanno conducendo verso il Giovedì Santo velando il tuo viso di tristezza. Che tu ti senti rilassato come quando da bambino correvi negli stretti vicoli di Mosul dalle porte delle chiese agli angoli dei monasteri cantando gli inni a Maria senza curarti che fossero in arabo, assiro, caldeo o siriaco o che fossero corretti; che quegli stessi inni sono stati sempre nel cuore e ti hanno protetto fin'ora, ma lo faranno in futuro?
Sono sicuro che la Vergine ti sta ora guidando nella scelta del tuo salmodiare sotto voce verso la festa della Resurrezione. Non è vero?
Sono sicuro che ti stanno offrendo dell'acqua come se tu fossi un prigioniero di guerra, e che lo stanno facendo per mostrare generosità e benevolenza nei tuoi confronti dimenticando però di vivere, essi stessi, in una palude di peccati.
Eccellenza, ti stiamo aspettando, che tu faccia ritorno o meno. Tu sei un martire, un testimone della Fede. La morte per noi non è la fine di tutto, e la situazione di crisi che stai vivendo è quella di tutta la nostra Madre Chiesa. Forse non vinceremo usando i loro stessi mezzi perchè la loro guerra è autorizzata dai "mufti", dai principi del Jihad o dalle autorità religiose. Anche Gesù non ha vinto una battaglia ma ha vinto attraverso il Suo amore. Lui non ebbe medaglie, o lauree, o certificati teologici, cristiani o islamici, ma tutti gli ammalati si rivolgevano a Lui, colui che li curava come già Suo Padre. Lui non portò mai armi e non indossò mai una kefia, che fosse bianca e nera o bianca e rossa, non creò mai milizie o bande, non chiuse mai le strade, ma mostrò sempre il lato migliore dell'Uomo e di Dio.
"Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo." (Gv 17:3)
Oh! eccellenza, perchè non ci fanno ascoltare la tua voce? Il tuo respiro si è forse fermato o hanno paura? Paura di cosa? Certo hanno paura perchè sono tuoi prigionieri nella guerra di cui non siamo parte ma che è guidata da chi è convinto di essere vincitore, di avere diritto al saccheggio od ad esigere la jizyia, la tassa di protezione richiesta ai non musulmani.
Sono sicuro che se anche ti lasciassero parlare con noi le tue prime parole sarebbero quelle della lettera di San Paolo ai Romani: "Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore", parole che nessun rapitore, fantoccio dell'occupante, vuole sentire.
Alzati e torna da noi, Eccellenza. I tuoi figli ti stanno aspettando e tu sai che noi abbiamo ereditato dai nostri avi le parole e la tradizione del perdono, lo spirito evangelico del dialogo, e la speranza nella luce del futuro, anche se abbiamo lasciato il nostro paese o siamo stati costretti a farlo. Anche i nostri avi portarono sulle spalle i propri figli, le proprie masserizie, il sudario ed i già troppo usati vestiti da lutto. Le nostre spalle sono abituate a sopportare il peso delle pietre delle chiese e dei villaggi distrutti e delle bare, ma ora non trasportano più le ossa dei santi perchè ad ogni passo, ogni volta che si scavano le fondamenta di una nuova casa o di una nuova moschea, che sia nella pianura, nel deserto, nella palude, in montagna - e quante volte in montagna! - o sotto la neve, le ossa dei nostri santi vengono alla luce perchè le immagini dei loro visi ornano ancora gli angoli delle case e l'inchiostro dei manifesti di lutto è ancora fresco, perchè ancora da esse emana il profumo della tranquillità e risuona l'eterna domanda: "Quando finirà?"
Oh! Eccellenza,
ritornerai da noi e ci dirai cosa è successo, ma nei nostri pensieri e nella nostra coscienza sappiamo che tu non volevi fosse pagato un riscatto nel caso del tuo rapimento, sappiamo che sia tu sia i tuoi rapitori avete ormai perso il conto di quante volte hai detto loro "nessuno pagherà per il mio rilascio", che il tuo coraggio non si è spento, è cresciuto e non diminuito, è più forte e non più debole, e sappiamo anche che la paura è negli occhi di chi ti ha rapito, negli occhi di chi sfugge i tuoi.
Oh! Eccellenza, sono sicuro che tu stai dicendo a te stesso: "Non sono meglio del mio Maestro, del mio Salvatore" che è stato trascinato per i vicoli di Gerusalemme di venerdì come tu lo sei stato in quelli di Mosul.
Ciò che sto per scrivere non è facile per me che ho vissuto la tua stessa esperienza, vissuta da altri prima e dopo di me. Quante volte ho chiesto che chi mi amava potesse essere liberato dalla sofferenza che il mio sequestro comportava.
La mia opinione è ora quella del vecchio, del giovane, del bambino: il nostro cimitero non è ora lontano come in passato e non si raccontano più storie di fantasmi, perchè esso ora si trova vicino alle nostre case, ai nostri villaggi, ai campi da calcio, alle strade dove in processione lodiamo i nostri santi. Il nostro cimitero è ora dovunque, i fiori sono ancora freschi sulle sepolture, quelli sulla tomba del giovane sacerdote stanno ora vivendo la loro prima primavera, e l'aria risuona ancora delle urla delle donne che piangono una morte prematura.
Oh! Eccellenza, torna da noi........ tu ci stai aspettando.................. non è vero?
Father Douglas Al Bazi

* La lettera è stata scritta in una forma di arabo poetico, con abbondante uso di metafore e figure retoriche: da ciò una libera traduzione manchevole di alcuni passaggi contenuti nell'originale. Il linguaggio usato è anche pieno di allusioni chiare per chi condivide con l'autore il bagaglio culturale, ma che possono apparire oscure a chi non nè a piena conoscenza della storia passata e recente della comunità irachena cristiana. Così, un esempio tra gli altri, nell'ultimo passaggio si coglie il riferimento alla morte di Padre Ragheed Ghanni.
La traduzione complessiva, di conseguenza, ancor più perchè mediata anche dall'inglese non risulta perfetta e per questa ragione Baghdadhope rimanda alla versione originale di Ankawa.com o ad eventuali traduttori professionisti.